Lavoratrici in uniforme. Quando é la donna stessa a non voler accettare privilegi e quote rosa!

Editoriale del Segretario Generale SINAFI Il convegno che si é tenuto Sabato scorso ed al quale sono intervenute attiviste sindacali a livello nazionale oltre che del SINAFI, del SIAMO Esercito, del Nuovo Sindacato Carabinieri, del Sindacato Italiano Lavoratori Marina Militare e del Sindacato Italiano Aeronautica Militare ed ha visto la partecipazione dell’On. Stefania Pezzopane, dell’On.

Editoriale del Segretario Generale SINAFI

Il convegno che si é tenuto Sabato scorso ed al quale sono intervenute attiviste sindacali a livello nazionale oltre che del SINAFI, del SIAMO Esercito, del Nuovo Sindacato Carabinieri, del Sindacato Italiano Lavoratori Marina Militare e del Sindacato Italiano Aeronautica Militare ed ha visto la partecipazione dell’On. Stefania Pezzopane, dell’On. Carolina Varchi, della Sen. Bruna Piarulli e del già Ministro della Difesa Elisabetta Trenta, ha messo in luce il vero nocciolo della questione che ruota attorno alla parità di genere, ma che invece troppo spesso é intrisa di retorica e falsi moralismi.

Seppur la maggior parte degli interventi si sono orientati, in generale, sulle difficoltà che le donne hanno incontrato e, talvolta, continuano ad incontrare negli ambienti di lavoro del comparto difesa e sicurezza, storicamente ad appannaggio del mondo maschile – facendo emergere come tante conquiste sono state ottenute e soprattutto come una certa rivoluzione culturale é stata ormai avviata, anche con il contributo delle stesse donne, nella piena consapevolezza che ancora tanta strada bisogna percorrere – non sono mai state rivendicate quota rosa o rendite di posizione da pretendere solo per il fatto di essere donna.

Al contrario, invece, é emersa una grande onestà intellettuale da parte della maggior parte delle intervenute nel ritenere la parità di genere in ambito lavorativo non una questione esclusivamente femminile ma riguardante sia la donna che l’uomo.

E’ stato rimarcato come a volte, soprattutto quando si ricoprono incarichi di maggiore responsabilità, si faccia fatica a mettere sullo stesso piano diritti e doveri dell’uomo e della donna, anche in relazione al ruolo genitoriale e alla possibilità di usufruire degli istituti che, nel tempo, il legislatore ha inteso varare a sostegno della genitorialità che, tuttavia, é diventata inevitabilmente una questione non più solo ad appannaggio della donna, così come lo é stato per tanti anni.

Tra i diversi interventi fatti é risultato particolarmente pregnante e molto apprezzato, proprio perché ha fatto emergere che le donne non vogliono riserve di posti, quote rosa o incarichi a prescindere e solo in ragione della loro condizioni biologica di essere donna, quello di Stefania Castricone, Segretario Generale Aggiunto del SINAFI, con il quale ha portato i partecipanti ad aprire una profonda riflessione sul perché le norme sulla genitorialità o la famiglia devono essere un affare delle donne e le battaglie o le conquiste su questo genere di diritti siano solo loro.

Ha fatto emergere come questo sia un equivoco in cui proprio le donne spesso cadano agevolando, in tal modo, quel pensiero che, talvolta, fa comodo a chi ancora vuole ricondurle allo stereotipo che le vede separate e diverse dal restante contesto sociale.

La Castricone, si é poi soffermata su come le pari opportunità si raggiungano nel momento in cui i diritti della genitorialità servano, per prima cosa, a consentire alle donne, al pari degli uomini, a dedicarsi al lavoro, secondo le loro aspirazioni o necessità, mentre i loro compagni, mariti si stiano occupando dei loro figli allo stesso modo in cui lo farebbero loro.

Questo, parallelismo, per dire che non esisterà mai una norma che dia piena dignità alla donna se non si porta nella società quel cambiamento, che deve iniziare nel nucleo sociale più piccolo, che è quello della famiglia, dove l’uomo che sta accanto è un uomo tanto quanto il collega con cui condividono il servizio.

Esemplificando il concetto ha poi spiegato che se domani una norma raddoppierà i giorni di congedo parentale e una mamma utilizzerà da sola quei giorni per accudire i figli, avrà inconsapevolmente rinunciato alla pari opportunità.

Questo perché in quei giorni, specularmente, ci sarà un collega uomo, la cui moglie sta accudendo i suoi figli, che sarà in grado di dare più di me a lavoro, semplicemente perché ne ha l’opportunità.

Il pensiero espresso, che non può che essere pienamente condiviso, ha poi messo in evidenza come le donne, che realmente vogliano raggiungere una parità di genere, non in forza di una condizione biologica ma solo in base alle loro capacità, all’impegno che mettono nel percorso lavorativo e alla qualità delle azioni che riescono ad esprimere ed ha stigmatizzato quel concetto di parità di genere espresso in percentuale o in quote rosa poiché finisce per offendere le donne e sminuirle, nella considerazione che spesso la stessa é infinitamente più piccola rispetto a quello che potrebbero e saprebbero esprimere,

La questione della riserva di posti e delle quote rosa che il legislatore ha inteso inserire nella legge inerente la sindacalizzazione del mondo militare, peraltro, é stata fortemente avversata dal SINAFI proprio in ragione di questa visione pienamente condivisa.

Infatti, una cosa é agevolare il dibattito, la presenza, la piena e pari partecipazione delle donne anche nel mondo sindacale, dando loro le stesse opportunità di crescita che ha l’uomo nell’organizzazione, un’altra é riservare posti per legge nei ruoli direttivi e dirigenti a prescindere, solo perché donne.

Peraltro, c’é da evidenziare come il SINAFI abbia già previsto nelle proprie finalità statutarie l’obiettivo di stimolare e ricercare la piena partecipazione delle donne nella vita sociale dell’organizzazione sindacale.

Clicca per leggere l’intervento di Stefania Castricone – Segretario Generale Aggiunto del SINAFI.

Eliseo Taverna

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