Legge sui sindacati militari. Il Senato approva il testo del Disegno di Legge 1893.!

Il Senato della Repubblica, nell’Assemblea di oggi 17 novembre 2021, ha approvato il testo del disegno di legge n. A.S. 1893 relativo alle “Norme sull’esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare, nonché delega al Governo per il coordinamento normativo”. Nel corso del dibattito in aula

Il Senato della Repubblica, nell’Assemblea di oggi 17 novembre 2021, ha approvato il testo del disegno di legge n. A.S. 1893 relativo alle “Norme sull’esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare, nonché delega al Governo per il coordinamento normativo”.

Nel corso del dibattito in aula è stata respinta o ritirata la quasi totalità degli emendamenti presentati, ad eccezione di quelli proposti dal Relatore Vito Vattuone (tre) e dal Senatore Maurizio Gasparri (uno) ed il testo finale è stato approvato con 139 voti a favore, 13 contrari e 69 astensioni.

L’approvazione del testo da parte del Senato rappresenta il secondo passaggio nell’iter parlamentare dell’originario progetto di legge già approvato in prima istanza dalla Camera dei Deputati nell’ambito del processo normativo di riconoscimento dei diritti sindacali per il personale militare, già sancito dalla Corte Costituzionale con la sentenza n.120/2018.

Il tutto torna ora all’esame della Camera in ragione dell’approvazione, con modifiche, da parte dell’Aula del Senato.

Come già evidenziato dalla quasi totalità delle sigle dei sindacati militari, permangono notevoli criticità che si auspica possano essere risolte nel successivo passaggio alla Camera dei Deputati, licenziando un testo che dia piena e definitiva agibilità ai sindacati, completando un percorso che rappresenta una svolta epocale per le Forze Armate e per i Corpi di Polizia ad ordinamento militare.

Legislatura 18ª – Aula – Resoconto stenografico della seduta n. 380 del 17/11/2021

SENATO DELLA REPUBBLICA
—— XVIII LEGISLATURA ——

380^ SEDUTA PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO

MERCOLEDÌ 17 NOVEMBRE 2021

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Presidenza del vice presidente CALDEROLI

RESOCONTO STENOGRAFICO

Presidenza del vice presidente CALDEROLI

PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 9,31).

Si dia lettura del processo verbale.

MARGIOTTA, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del giorno precedente.

PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.

Comunicazioni della Presidenza

PRESIDENTE. L’elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all’Assemblea saranno pubblicati nell’allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Informo l’Assemblea che all’inizio della seduta il Presidente del Gruppo MoVimento 5 Stelle ha fatto pervenire, ai sensi dell’articolo 113, comma 2, del Regolamento, la richiesta di votazione con procedimento elettronico per tutte le votazioni da effettuare nel corso della seduta. La richiesta è accolta ai sensi dell’articolo 113, comma 2, del Regolamento.

Discussione dei disegni di legge:

(1893) Deputato CORDA ed altri. – Norme sull’esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare, nonché delega al Governo per il coordinamento normativo (Approvato dalla Camera dei deputati)

(1542) D’ARIENZO ed altri. – Norme sulla libertà di associazione sindacale dei militari e delega al Governo per il coordinamento normativo

(1950) PIARULLI. – Norme sull’esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia ad ordinamento militare, nonché delega al Governo per il coordinamento normativo

(ore 9,33)

Approvazione, con modificazioni, del disegno di legge n. 1893

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la discussione dei disegni di legge nn. 1893, già approvato dalla Camera dei deputati, 1542 e 1950.

Il relatore, senatore Vattuone, ha chiesto di integrare la relazione scritta. Ne ha facoltà.

VATTUONE, relatore. Signor Presidente, onorevoli senatrici e onorevoli senatori, Sottosegretaria, la necessità di intervenire nella materia delle associazioni sindacali tra militari nasce dalla nota sentenza n. 120 del 13 giugno 2018 della Corte costituzionale, che ha dichiarato la parziale illegittimità costituzionale dell’articolo 1475, comma 2, del codice dell’ordinamento militare.

La Corte, infatti, ha stabilito l’illegittimità della norma nella parte in cui dispone che i militari non possono costituire associazioni professionali a carattere sindacale o aderire ad altre associazioni sindacali, invece di prevedere che i militari possano costituire associazioni professionali a carattere sindacale alle condizioni e con i limiti fissati dalla legge e non possano aderire ad altre associazioni sindacali.

Questo è il contesto in cui ci siamo mossi. Del resto, sono passati oltre quarant’anni dall’istituzione degli organismi di rappresentanza del personale militare a carattere elettivo, introdotti dalla legge dell’11 luglio 1978 e altri provvedimenti interni all’amministrazione.

L’esperienza delle rappresentanze militari ha avuto il merito di consolidarsi progressivamente, acquisendo una precisa e puntuale valenza, sia con le amministrazioni di riferimento sia con il Parlamento. Il trascorrere del tempo aveva messo, però, progressivamente in luce alcuni limiti di tale normativa: ci sono stati diversi interventi migliorativi, mentre altre proposte di modifica più ampie non hanno potuto concludere l’iter legislativo.

Ora, a seguito dell’intervento della Corte costituzionale, peraltro conseguente a un mutato orientamento della Corte europea dei diritti dell’uomo, è divenuto ineludibile un intervento che aggiorni gli strumenti di tutela rappresentativa, introducendo il diritto all’associazionismo sindacale e un più compiuto quadro di tutele, consentendo all’ordinamento militare di compiere un nuovo passo in avanti.

Ricordo che Forze armate, Carabinieri e Guardia di Finanza annoverano oggi complessivamente circa 350.000 operatori e rappresentano, quindi, un segmento di particolare rilievo nell’ambito della pubblica amministrazione, composto da uomini e donne ai quali affidiamo la nostra sicurezza, la tutela della legalità nonché impegni assolutamente essenziali nel concorso alle attività di protezione civile e nelle missioni internazionali; funzioni, che sono espressione di capacità operativa e di flessibilità, indispensabili per la stessa sopravvivenza dello Stato (si pensi anche ai nuovi impegni assegnati nell’ambito del controllo del territorio e del contrasto alla pandemia).

Si tratta, quindi, di una componente fondamentale per il nostro Paese, a cui va adesso riconosciuto più pienamente il diritto di concorrere e definire i contenuti del rapporto d’impiego e più in generale le proprie condizioni di lavoro e di vita.

Le Forze armate, per adempiere al ruolo che la Costituzione e le leggi dello Stato affidano loro, hanno, però, anche l’assoluta necessità di garantire seriamente la disciplina interna e la coesione lungo tutta la scala gerarchica.

Il provvedimento in discussione, modificato della Commissione difesa al Senato in alcune parti, è stato esaminato alla Camera per oltre un anno e mezzo e approvato con un’ampia maggioranza: ci sono stati degli astenuti, ma solo quattro voti contrari. In Senato è arrivato un testo completo, che ha richiesto qualche aggiornamento in alcune parti anche profondo, ma che nel suo impianto complessivo riteniamo coerente con quanto deciso dalla Corte costituzionale, e pertanto condivisibile.

Sono ormai trascorsi oltre tre anni dalla nota sentenza della Corte costituzionale e, dopo le circolari del Ministero della difesa che hanno consentito l’avvio della nuova stagione con le prime registrazioni delle associazioni professionali a carattere sindacale, siamo ancora in mezzo al guado: da un lato, gli organismi della rappresentanza militare interna sono ancora pienamente operativi; dall’altro, si è costituito un gran numero di associazioni le quali, sovrapponendosi agli organi di rappresentanza militare, generano – per così dire – confusione.

In Commissione difesa abbiamo svolto un ciclo di audizioni molto articolato – abbiamo audito più di 60 persone – che ha coinvolto i vertici militari (i generali Nistri, Zafarana, Vecciarelli), il mondo accademico (i professori Flick e Ciucciovino) e anche forense con l’avvocato Carta. Abbiamo audito le rappresentanze nazionali interforze del Cocer e tutte le associazioni sindacali che sono state fin qui assentite dal Ministero della difesa (in totale 29) e dal Ministero dell’economia (altre sette) per il personale della Guardia di finanza.

Tutto questo lavoro permette ora di proporre all’Assemblea un provvedimento di portata epocale per le nostre Forze armate e di polizia a ordinamento militare: un testo equilibrato e puntuale che prevede passaggi successivi nella parte di delega e nei decreti attuativi.

È parso chiaro a tutti che siamo chiamati a costruire un modello nuovo, un modello di associazione professionale a carattere sindacale tra militari – così come definito dalla Corte costituzionale – che si adatti alla peculiarità e alla specificità delle Forze armate attraverso il compromesso tra le esigenze costituzionalmente fissate di funzionalità dell’amministrazione militare e quelle di tutela del personale militare in servizio.

Quello che abbiamo di fronte, che abbiamo realizzato e sottoponiamo all’esame dell’Assemblea è, quindi, un lavoro quanto mai delicato, in cui intendiamo e abbiamo inteso contemperare e bilanciare i diversi interessi e valori, talvolta apparentemente contrapposti, che sono in gioco: da un lato, la libertà di organizzazione sindacale e, dall’altro, le esigenze necessarie al perseguimento dei compiti propri delle Forze armate, quali la neutralità, la coesione interna, la prontezza operativa e il rispetto della scala gerarchica.

In questo percorso, l’unica bussola è stata e permane, non potendo essere altrimenti, la sentenza della Consulta. Rispetto al testo approvato alla Camera, la Commissione difesa ha introdotto alcuni nuovi principi che riguardano in particolare il rafforzamento della partecipazione femminile alle cariche elettive, la trasparenza del sistema finanziario e la non interferenza delle attività delle associazioni rispetto allo svolgimento dei compiti operativi e alla direzione dei servizi. Un’ulteriore modifica è relativa alla possibilità di concedere, ove possibile, su base almeno regionale e senza oneri per lo Stato, l’uso di locali per lo svolgimento delle attività sindacali. Inoltre, è previsto che, per la definizione della consistenza delle associazioni, siano conteggiate solo le deleghe formalmente ricevute a fronte di un contributo sindacale minimo.

È stata dedicata particolare attenzione al tema della competenza giurisdizionale per le cosiddette condotte antisindacali. La scelta, all’esito di un prolungato dibattito avvenuto anche alla Camera, si è orientata – ed è stata confermata anche dalla Commissione difesa al Senato – verso il giudice amministrativo e il rito abbreviato previsto dall’articolo 119 del codice del processo amministrativo, previo eventuale tentativo di conciliazione davanti alle commissioni appositamente costituite. Sul punto si ritiene che tale orientamento sia pienamente rispondente alla necessità, indicataci dalla Consulta, di preservare la coesione interna e la prontezza operativa della compagine militare, in ragione della maggiore expertise dei tribunali amministrativi in materia di rapporto di impiego del personale militare, della loro minore parcellizzazione sul territorio rispetto alle sezioni di lavoro del tribunale civile, nonché all’unica sede, il Consiglio di Stato, competente a decidere sull’eventuale impugnazione.

Lo stesso professor Flick in audizione sul tema ha precisato – lo cito testualmente – che l’unicità della giurisdizione amministrativa per le controversie di lavoro e di comportamento antisindacale sono tutti aspetti specifici fra loro connessi organicamente nel contesto e nel rispetto della militarità. Essi, d’altronde, rispecchiano e rispettano le indicazioni della sentenza n. 120 della Corte costituzionale; non sopprimono e non vanificano né singolarmente né congiuntamente fra loro la libertà di organizzazione e di azione sindacale.

Infine, la fase transitoria è stata profondamente rivista in Commissione difesa. La disciplina di tale fase, di cui all’articolo 19, è stata infatti oggetto, anche nel corso delle audizioni, di ampia e significativa attenzione. Essa assegna un passaggio importantissimo che investe molti ambiti e avrà un impatto notevole sulla messa a regime delle nuove regole e prassi. Non si tratta meramente di sostituire un soggetto, il Cocer, con un altro, i sindacati. Abbiamo piuttosto definito un passaggio graduale dal vecchio al nuovo sistema, evitando soluzioni di conflittualità e paralisi delle relazioni collettive. Purtroppo, la disciplina approvata alla Camera non sembrava assicurare l’auspicata gradualità di tale passaggio, ma rischiava invece di creare un vuoto tra la rappresentanza del Cocer, che resta in carica esclusivamente per le attività di ordinaria amministrazione – concetto peraltro non troppo chiaro – non oltre il novantesimo giorno dall’entrata in vigore della legge, e quella delle nuove associazioni professionali a carattere sindacale; ciò senza tener conto che queste ultime, per essere pienamente operative, hanno necessità di tempi tecnici non indifferenti.

In tale contesto – come da più parti segnalato – si è valutato di mantenere, per tutto il regime transitorio, la rappresentanza militare attuale nella pienezza delle sue attribuzioni, fino a quando le associazioni saranno pienamente e definitivamente operative. In questo modo si scongiurerà anche il rischio che si realizzi paradossalmente quel vuoto di rappresentanza paventato dalla Corte costituzionale, nelle more della piena messa a regime del nuovo modello sindacale, che – giova ricordarlo ancora una volta – non si esaurisce nella sostituzione delle vecchie rappresentanze militari con i nuovi soggetti sindacali, ma, più in generale, comporta il passaggio a un nuovo sistema di partecipazione e a un quadro innovato di attività e funzioni, inclusa la trasformazione della concertazione in contrattazione. Quest’ultimo è un punto su cui si è posta particolare attenzione, perché i primi a essere danneggiati da un vuoto di disciplina sarebbero i lavoratori delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare.

In sostanza, i delegati della rappresentanza militare, il cui mandato è in corso alla data di entrata in vigore della presente legge, potranno restare in carica e svolgere tutte le attività di competenza, fino all’entrata in vigore del primo decreto che individuerà la rappresentanza negoziale del personale militare.

Signor Presidente, mi consenta in conclusione pochi secondi per ringraziare, in particolare, tutti i membri della Commissione difesa del Senato, che hanno contribuito con un lavoro importante, per oltre un anno. C’è stato un contributo da parte di tutti i Gruppi parlamentari e anche di singoli parlamentari e sono stati approvati alcuni emendamenti pervenuti da tutte le forze politiche che siedono in Commissione difesa. Un ringraziamento va anche agli Uffici della Commissione. Vi sono stati un proficuo lavoro e un’interlocuzione positiva con il Governo, iniziati con il sottosegretario di Stato per la difesa Calvisi e proseguiti con la sottosegretaria Pucciarelli. Voglio ringraziare anche gli uffici legislativi della Difesa, dei Carabinieri e della Guardia di finanza, che hanno fornito un supporto tecnico e un contributo di equilibrio importante rispetto alla portata innovativa della norma, nella consapevolezza che, con equilibrio, è comunque necessario fare passi avanti anche nel campo dei diritti. (Applausi).

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione generale.

È iscritto a parlare il senatore Castiello. Ne ha facoltà.

CASTIELLO (M5S). Signor Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, il disegno di legge n. 1893 segna un momento molto importante nella produzione normativa di settore e riconcilia il codice dell’ordinamento militare con importanti e fondamentali principi, sia dell’ordinamento costituzionale interno, sia del Trattato di Lisbona (e quindi nella Convenzione europea dei diritti dell’uomo-CEDU, che in esso è recepita), sia della Carta sociale europea.

C’erano delle antinomie ormai intollerabili, censurate dalla Corte costituzionale con la storica sentenza n. 120 del 2018. La CEDU, agli articoli 11 e 14, prevedeva e prevede espressamente la libertà di associazione sindacale, estesa alla generalità dei cittadini, senza distinzioni tra i cittadini militari e i cittadini – chiamiamoli così – civili.

Ebbene, questa disposizione era rimasta inattuata, anzi violata, perché l’articolo 1475 del COM (codice dell’ordinamento militare) era in rapporto assolutamente antinomico con tale disposizione, perché poneva il divieto generale, laddove la norma internazionale poneva la facoltà, istituiva un diritto.

Per di più, l’articolo 1475, nel vietare la partecipazione dei militari alle associazioni sindacali, contrastava in modo stridente con l’articolo 18 della Costituzione, che prevede – com’è noto – tra i diritti fondamentali della persona la libertà di associazione. Anche la Carta sociale europea prevedeva, all’articolo 5, e prevede la libertà delle garanzie sindacali estese ai militari, rinviando poi alla legge nazionale l’individuazione dei limiti e delle misure necessarie per sintetizzare questa fondamentale libertà con le esigenze istituzionali.

Orbene, la Corte costituzionale si era pronunciata già altre volte, prima della sentenza 120 del 2018, che ha dato poi la stura alla legge che ci accingiamo ad approvare. Esattamente, con la sentenza 126 del 1985, aveva evidenziato l’esigenza che la democraticità dell’ordinamento delle Forze armate fosse attuata nella massima misura compatibile con il perseguimento dei fini istituzionali. Quindi, era un problema di proporzione, un problema di sintesi, ma la Corte costituzionale, con la sentenza del 1985, già incoraggiava il legislatore interno ad andare in questa direzione.

Ancora più esplicita fu la successiva sentenza di due anni dopo, la n. 278 del 1987, in cui la Corte costituzionale evidenzia che l’ordinamento militare rifiuta radicalmente – dice la Corte – la teoria istituzionalistica. Ciò vuol dire che non può essere considerato un ordinamento separato, un corpo estraneo, rispetto all’ordinamento generale. Allora, se non può considerarsi un ordinamento separato, ed è parte integrante, ontologicamente, dell’ordinamento generale, non può rifiutare i principi fondamentali dell’ordinamento generale: l’articolo 18, che abbiamo già citato, quello della libertà di associazione sindacale.

Cosa è accaduto dopo questi arresti, molto importanti ed eloquenti, della giurisprudenza costituzionale? Ci siamo trovati nel 2010 con un legislatore pavido, il legislatore del decreto legislativo n. 66 del 2010, che vara un codice dell’ordinamento militare sul quale la Corte costituzionale ha dovuto più volte intervenire per tagliare dei rami secchi, in quanto conteneva numerose disposizioni incostituzionali.

Il legislatore del 2010, pavido e timoroso, non ebbe il coraggio di dare seguito a questi spunti importanti, agli incoraggiamenti della giurisprudenza costituzionale. Il rifiuto della teoria istituzionalistica significava attuare e recepire, nell’ambito dell’ordinamento militare, i valori fondamentali della Costituzione repubblicana e i valori fondamentali dell’ordinamento comunitario. E ciò anche perché l’articolo 117, primo comma, della Costituzione fa obbligo al legislatore interno di osservare e recepire i principi della gerarchia delle fonti normative di livello superiore, che sono i principi comunitari, e di osservare gli obblighi internazionali. Sono queste le parole del Costituente, all’articolo 117.

Il COM non fece questo ed ecco che interviene oggi il Parlamento – sia pure con molto ritardo, ma interviene ed interviene decisamente – per attuare l’articolo 52 della Costituzione e riconciliare il quadro normativo ordinario con il quadro costituzionale e internazionale.

Come è noto, l’articolo 52, comma 1, della Costituzione sancisce che la difesa della Patria è un dovere di tutti i cittadini, ma all’ultimo comma prescrive che l’ordinamento delle Forze armate si informi ai principi democratici della Repubblica italiana. Questo articolo era rimasto inattuato e oggi abbiamo l’orgoglio di poter dire che viene finalmente attuato e rispettato. (Applausi).

Signor Presidente, è poi molto importante il fatto che il provvedimento, oltre a disporre nel suo ordito normativo, contenga una delega di grande importanza al Governo. Gli articoli 12 e 16 danno mandato al Governo di introdurre nel codice dell’ordinamento militare le necessarie modifiche e al Ministro della difesa di introdurre ulteriori modifiche al decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 90 (cosiddetto TUOM) per i necessari raccordi. L’ordito normativo si può quindi ulteriormente completare e affinare attraverso il meccanismo della delega.

Concludo, signor Presidente, evidenziando un passaggio della relazione che abbiamo sentito illustrare poc’anzi dal collega Vattuone. La Commissione difesa, intervenendo sul testo approvato dalla Camera dei deputati, ha introdotto alcuni nuovi principi. Vediamo qual è questo quid novi che il collega Vattuone sapientemente riassume in tre espressioni: rafforzamento della partecipazione femminile alle cariche direttive; trasparenza del sistema di finanziamento; non interferenza dell’attività delle associazioni rispetto allo svolgimento dei compiti operativi.

Questo commento – sintetico, ma chiarissimo – rende esattamente l’idea della sintesi equilibrata tra le esigenze istituzionali, che non vengono compromesse dalla modifica, e l’introduzione del diritto che attua la Costituzione.

Concludo rivolgendo un ringraziamento e un apprezzamento ai colleghi per il lavoro fatto in Commissione difesa, in particolare alla presidente Pinotti, al relatore Vattuone e a tutti i colleghi di tutte le forze politiche che hanno lavorato con impegno e serietà, producendo un buon testo che poi si affinerà nei successivi passaggi. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Mininno. Ne ha facoltà.

MININNO (Misto). Signor Presidente, vorrei iniziare il mio intervento chiarendo lo scopo del provvedimento in esame, che non serve a concedere il diritto sindacale militari, visto che esso è stato già riconosciuto dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 120 del 2018. La Consulta ha espressamente previsto che i militari possano costituire associazioni professionali a carattere sindacale e di categoria e che tale diritto non sia rinviato all’intervento del legislatore, ma immediatamente esercitabile, seppur nei limiti della legislazione vigente.

Lo scopo del provvedimento che stiamo esaminando è pertanto quello di fissare condizioni e limiti per l’esercizio del diritto sindacale da parte dei militari. La Corte costituzionale, in accordo alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, stabilisce infatti un importante principio: la libertà di riunione e associazione nella quale rientra la libertà sindacale non può essere negata e deve essere assicurata senza discriminazioni. È possibile prevedere per legge restrizioni all’esercizio del diritto sindacale per alcune categorie, tra cui i militari, ma solo se necessarie alla sicurezza nazionale, alla pubblica sicurezza, alla difesa dell’ordine e alla prevenzione dei reati, alla protezione della salute o della morale e alla protezione dei diritti e delle libertà altrui.

Quindi, la Corte non solo ha stabilito che gli attuali organismi di rappresentanza, organici alle Forze armate e alle Forze di polizia ad ordinamento militare, non siano sufficienti a compensare l’assenza del diritto sindacale, dal momento che la libertà sindacale presuppone la facoltà di dare vita a forme autonome di rappresentanza, ma ha affermato anche che le eventuali limitazioni al diritto sindacale debbano essere giustificate dalla necessità di garantire esigenze vitali per uno Stato democratico, espressamente individuate dall’articolo 11 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Il legislatore non ha quindi piena libertà di introdurre condizioni e limiti all’attività sindacale dei militari, garantita dall’articolo 39 della Costituzione, ma deve intervenire solo dove i compiti e le finalità delle Forze armate rischierebbero di essere compromessi.

Il disegno di legge in esame è invece un insieme di restrizioni del tutto arbitrarie e ingiustificate, in alcuni casi tali da sopprimere totalmente il diritto sindacale. Mi soffermerò solo su alcune criticità, per ragioni di tempo. Il disegno di legge esclude dal diritto di libera organizzazione sindacale il personale in congedo, sia quello della riserva, sia quello del congedo assoluto, nonostante a questo personale il codice dell’ordinamento militare attribuisca lo status di militare, con la conseguenza per lo stesso di non poter tutelare i propri interessi. Infatti, da una parte questi militari vengono esclusi dalla legge sui sindacati militari; dall’altra, non possono iscriversi ad associazioni sindacali non di categoria, in quanto militari. Si prevede che i sindacati militari, per poter operare, siano soggetti ad un’autorizzazione che passa attraverso la verifica del possesso dei requisiti e la trascrizione in un apposito albo. Questa verifica è già di per sé un unicum, se si considera che gli altri sindacati, compresi quelli della Polizia di Stato, hanno il solo obbligo di comunicare ai rispettivi Ministeri la propria costituzione e non sono sottoposti ad alcuna verifica statutaria. Questa verifica poi è in capo al Ministero della difesa e al Ministero dell’economia e delle finanze, ossia agli stessi Ministeri nei confronti dei quali i sindacati dovrebbero far valere gli interessi contrapposti del personale da essi rappresentato. Peraltro, gli stessi Ministeri potrebbero in qualunque momento decidere per la decadenza dell’associazione sindacale precedentemente autorizzata, che a loro giudizio abbia perso i requisiti.

Si prevede il divieto di rappresentare in via esclusiva una o più categorie di personale, incidendo sulla libertà dell’organizzazione del sindacato. Non è comprensibile perché un sindacato non possa rappresentare – per esempio – solo gli interessi del ruolo marescialli o dei graduati. È ancora più grave la previsione per la quale la rappresentanza di una singola categoria non debba superare il limite del 75 per cento degli iscritti al sindacato. Ciò, infatti, comporta l’impossibilità di iscrizione da parte del personale, la cui categoria abbia già raggiunto tale percentuale, e implica chiaramente una soppressione della libertà e della volontà di aderire ad uno specifico sindacato. È previsto uno striminzito elenco di materie di competenza dei sindacati militari: al di fuori di quelle materie, al sindacato è vietato fare proposte o addirittura esprimersi. In pratica si vuole un sindacato che non possa sindacare. Si vieta alle articolazioni periferiche dei sindacati di dialogare con il comandante al proprio livello territoriale, restrizione che non avevano neppure gli organismi di rappresentanza. Si incide pesantemente sulla libertà organizzativa del sindacato con requisiti stringenti per le candidature alle cariche direttive interne ai sindacati, che escludono gran parte del personale, e con limitazioni alla durata delle cariche, alla possibilità di rielezione e alla durata dei distacchi. Si prevedono alcune materie di contrattazione per i dirigenti, ma non per il personale non dirigente, creando un’incomprensibile disparità. Si misura la rappresentatività sulla forza effettiva, invece che su quella sindacalizzata, cosa che potrebbe determinare l’assenza della parte sindacale al tavolo negoziale.

Si prevede la possibilità per le amministrazioni di trasferire il rappresentante sindacale, anche di un sindacato rappresentativo, per incompatibilità ambientale: si tratta di un provvedimento altamente discrezionale. Si prevede la competenza del giudice amministrativo per le controversie in ambito sindacale, disattendendo un principio generale, per il quale il comportamento antisindacale si dirime di fronte al giudice del lavoro. Peraltro, è previsto il versamento per il ricorrente del contributo unificato, creando un’ulteriore disparità, in quanto il ricorso di fronte al giudice del lavoro è gratuito.

Per ognuna di queste criticità sono state presentate in Commissione proposte emendative, nel tentativo di correggere tali storture, ma sono state tutte bocciate dalla maggioranza. Addirittura sono stati approvati emendamenti che hanno peggiorato il testo base e introdotto ulteriori restrizioni. È stata rimandata alla prossima contrattazione la ripartizione dei distacchi e dei permessi sindacali, che non avverrà prima che siano trascorsi altri tre anni. È stata esclusa, tra l’altro, la possibilità per i sindacati militari di stringere convenzioni con patronati anche per l’assistenza fiscale nei confronti dei propri iscritti. È stata tolta ogni forma di tutela ai dirigenti dei sindacati non rappresentativi, che sono anche perseguibili in via disciplinare per le opinioni espresse, né possono inviare comunicazioni scritte al personale militare sulle materie di loro competenza o visitare le strutture e i reparti militari presso i quali opera il personale da essi rappresentato.

A mio parere, l’insieme di queste limitazioni ha un solo obiettivo: permettere formalmente ai militari di organizzarsi in sindacati, vietando di fatto ogni tipo di agibilità sindacale. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Gasparri. Ne ha facoltà.

GASPARRI (FIBP-UDC). Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, dopo lunghe e non facili discussioni arriva qui nell’Aula del Senato questo disegno di legge. Ringrazio in primis il relatore Vattuone – anche per la pazienza con la quale ha cercato di confrontarsi con le diverse istanze che in queste ore all’esterno e ora all’interno dell’Aula affiorano, com’è inevitabile, su un tema così delicato – che ha cercato di arrivare a una sintesi, che non è stata facile, tant’è che questo disegno di legge era stato approvato già da molto tempo alla Camera dei deputati.

Il Gruppo Forza Italia anche a Montecitorio ha contribuito a una mediazione, che, come tutte, rischia di lasciare insoddisfatti sia coloro che vorrebbero equilibri più avanzati – così si sarebbe detto con un’espressione della politica antica – sia quelli che pensano che si avvii negli anni futuri una navigazione piena di incognite, perché stiamo parlando comunque delle nostre Forze armate, chiamate a tanti impegni gravosi e delicati, all’estero e in Patria, che richiedono un’organizzazione gerarchica, una strutturazione e delle dinamiche diverse da quelle di altre organizzazioni.

Il problema, che prima è stato affrontato dalla Camera, è stato come coniugare i temi della democrazia, della rappresentanza sindacale e della tutela dei diritti con un’organizzazione di stampo fortemente gerarchico. Ricordo il contributo dato dal Gruppo Forza Italia con la proposta di legge dell’onorevole Tripodi. La discussione sulla giurisdizione del TAR o della magistratura ordinaria che c’è stata alla Camera, su cui i contributi e gli emendamenti di Forza Italia sono stati decisivi, è stata conservata e confermata dal Senato.

Seguo queste materie da molti anni e ricordo quando, modificando la legge sul Consiglio centrale di rappresentanza (Cocer), si è introdotta la rieleggibilità, che all’inizio non c’era e che pure allora suscitava problemi, perché si diceva che si professionalizzavano delle figure e che, trattandosi di militari, se fossero stati rieletti, sarebbero diventati “sindacalisti” di lungo corso. Più volte ho sostenuto che forse un ulteriore rafforzamento e un’unificazione dei Cocer, gli organi di rappresentanza interni, avrebbe potuto costituire una soluzione con più poteri per una rappresentanza più incisiva dei diritti del mondo militare.

Su questo tema ci si è a volte confrontati. Ci furono ritocchi alla legge istitutiva, ma poi molte cose sono rimaste in sospeso.

È arrivata poi la sentenza e, come spesso accade, le sentenze della Corte costringono, inducono e obbligano il Parlamento a legiferare.

Abbiamo sentito anche qui in Aula alcune critiche. Anche oggi vedo le note di alcune organizzazioni e associazioni di stampo sindacale che esprimono insoddisfazione. Altri, con principi più conservatori, sono perplessi con altrettanta forza, ma credo che si sia raggiunto un punto di equilibrio.

A questo bisogna però accompagnare una serie di riconoscimenti, perché è vero che l’attività delle associazioni sindacali ha dei limiti (è ovvio che nel mondo militare non si può scioperare e non si possono fare determinate cose).

Del resto, anche nelle forze smilitarizzate, da decenni sindacalizzate, ci sono limiti alla possibilità di svolgere una rappresentanza.

Il contrappeso alle limitazioni dei diritti e a un diverso esercizio delle libertà sindacali, connaturato alla specificità del mondo militare, deve trovare un bilanciamento nel rafforzamento degli strumenti di specificità. Rivendico al Gruppo di Forza Italia, al centrodestra e ai Governi guidati da Berlusconi di aver introdotto il tema della specificità, cioè il fatto di considerare il mondo in divisa e il comparto sicurezza e difesa come diverso all’interno del pubblico impiego, non perché gli altri non abbiano doveri, diritti e sacrifici (basti pensare al mondo della sanità e a tanti settori che abbiamo lodato, soprattutto in queste fasi difficili), ma perché il mondo militare rischia di più, con le missioni all’estero e l’impegno sul territorio. Ci sono forze che vengono impegnate nell’ordine pubblico e anche nel mondo dell’Esercito i militari vengono ormai abitualmente impiegati in operazioni in Italia).

Tutto questo va “compensato” – voglio usare un termine di questa natura – sul piano economico e normativo. Ci sono molte questioni da risolvere – anche la presidente Pinotti lo sa e lo condivide – sul tema della previdenza: a tal proposito, abbiamo sottoscritto proposte di legge con firme di Gruppi diversi. C’è un problema di natura economica, rispetto al quale questa legge di stabilità fa qualche apertura, che è stata apprezzata anche dagli organi di rappresentanza.

È necessario raggiungere un punto di equilibrio sui diritti e le critiche da una parte e dall’altra dimostrano che si è trattato di un faticoso, a volte anche lento, compromesso per bilanciare diritti e funzionalità del mondo militare. Si tratta di un dibattito che dura da tanti anni e che ha portato a risultati come l’istituzione del Cocer, con alcune modifiche, alla legislazione precedente che ho ricordato prima, e con questa legge, che è frutto di una sentenza che però dobbiamo leggere per intero, nella quale parliamo di associazioni di natura sindacale, perché non si ignora una serie di prerogative e vincoli, che poi il personale delle Forze armate affronta con grande orgoglio e tenacia; dobbiamo anche ricordare infatti quello che fa in patria e all’estero.

Ricordo al Governo – ma anche a noi stessi legislatori – che dobbiamo andare più veloci sul piano della specificità, che è un fatto di condizione normativa, di trattamenti economici e di garanzie previdenziali che, in un mondo in cui non si può protrarre l’attività lavorativa oltre un certo limite, per le ragioni usuranti dell’attività del comparto sicurezza-difesa, deve garantire meccanismi che non penalizzino coloro che devono sospendere l’attività lavorativa prima di altre categorie per ragioni logiche inevitabili, affinché non vedano una penalizzazione economica.

Lo dico anche al relatore e ai membri della Commissione difesa, dove si lavora intensamente, con attenzione, con serietà e cercando sempre soluzioni ragionevoli, perché le Forze armate sono un presidio della Repubblica e non vanno strattonate con atteggiamenti politici che al loro interno possono creare anche guasti, a volte dobbiamo lavorare sul versante della specificità e dei trattamenti economici.

Spero che anche le trattative per il contratto del comparto, che il ministro Brunetta ha riaperto e avviato nel corso dell’estate, siano a buon punto, perché siamo in un ritardo notevole: il contratto infatti è per il periodo 2019-2021, quindi quello che ci si accinge a firmare è in scadenza e ne servirà un altro subito dopo. Rivolgo quindi un appello al Governo – da condividere tra Ministro della pubblica amministrazione e gli altri coinvolti, dell’interno, della difesa, dello sport e delle infrastrutture, che poi hanno a che fare con il popolo in divisa – che anche la trattativa contrattuale si concluda positivamente.

Guardiamo alle Forze armate nel loro insieme e non facciamone oggetto solo di un appello retorico e occasionale di gratitudine, che si esprime invece anche attraverso le leggi e i provvedimenti economici (la legge di stabilità sarà un ulteriore banco di prova qui in Senato nei prossimi giorni). Senza il mondo in divisa, il Paese non funziona, non solo per proteggersi dai pericoli fisici o perché attraverso le Forze armate l’Italia svolge un ruolo di primo piano nella garanzia dei diritti in tante parti del mondo, con un sacrificio notevole anche in termini di vite umane: come abbiamo visto anche nella vicenda della sanità, infatti, senza le Forze armate il piano vaccinale non sarebbe stato attuato in Italia, diciamolo a chiare note con tutto il rispetto per gli altri comparti della pubblica amministrazione. Ricordo anche l’efficienza logistica nei momenti più tragici e drammatici della pandemia, in cui sono state le Forze armate ad assolvere ai compiti più pietosi.

Questa legge è stata descritta dal relatore, con i suoi punti di equilibrio; io stesso ho presentato solo un emendamento, che sottoporremo all’esame dell’Assemblea, su alcune condizioni di eleggibilità. Poi la sperimenteremo, perché ci vorranno i decreti attuativi, si andrà a esaurire la funzione dei Cocer e arriveranno queste associazioni; non c’è dubbio che ci sarà una verifica sul campo da fare, nella dialettica che ci dovrà essere tra le associazioni, i vertici militari e il territorio non solo nella sede centrale (dove a volte è più facile il confronto tra organismi e vertici politici o militari centrali); perché sul territorio sarà un po’ più complicato, ma anche a questo siamo stati molto attenti.

Signor Presidente, noi esprimeremo un voto a favore della legge in esame, consapevoli delle fatiche fatte per arrivare a questo tipo di mediazione, consapevoli delle critiche di quelli che la ritengono insufficiente e di quelli che la ritengono esagerata e consapevoli che i diritti del personale militare vanno tutelati non solo con questa legge, ma con altri interventi a garanzia della specificità dei trattamenti economici e previdenziali. La posizione di Forza Italia è comunque, da sempre, a favore e a sostegno del popolo in divisa e del comparto sicurezza e difesa, a cui va la nostra eterna gratitudine. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Fusco. Ne ha facoltà.

FUSCO (L-SP-PSd’Az). Signor Presidente, onorevoli colleghe, colleghi e membri del Governo, non è semplicissimo per me intervenire in discussione su questo disegno di legge.

Innanzitutto, va detto che si è trattato di un iter parlamentare molto complesso, che ha coinvolto le Commissioni difesa di Camera e Senato per quasi tre anni. Per questo voglio ringraziare tutti i commissari, sia della Camera sia del Senato, per il grande lavoro svolto. Ci sono state tante audizioni e altrettante discussioni; sono stati presentati tanti emendamenti. C’è stato un lungo lavoro tra Camera e Senato, che ha portato all’unificazione di diverse proposte, giungendo a un punto di caduta sul testo che ci apprestiamo ad approvare. Sin dalla sentenza del 20 giugno 2018 della Corte costituzionale, che ha dato il via alla necessità di definire un perimetro legislativo per il diritto dei militari di costituire associazioni professionali a carattere sindacale o di aderire ad altre associazioni sindacali, stravolgendo il comma 2 dell’articolo 1475 del codice dell’ordinamento militare, chiaramente la cornice legislativa da definire qui, nel luogo simbolo della democrazia, ha avuto una gestazione non semplice.

È apparso evidente sin da subito, data la portata della sentenza, quanto sarebbe stato difficile trovare un equilibrio tra tensioni e interessi opposti, ma soprattutto tra due modi opposti di intendere le Forze armate. Per essere il più chiaro possibile, il sottoscritto non pensa assolutamente che il sistema della rappresentanza delle Forze armate non avesse bisogno di un rinnovamento. Un rinnovamento serviva, in modo da rappresentare finalmente uno strumento efficace per portare e difendere le istanze del personale delle Forze armate. Si tratta di istanze e problematiche che da anni raccogliamo e che, come Gruppo, proviamo a risolvere, dai trasferimenti alle pensioni, per arrivare ai sacrosanti riconoscimenti delle cause di servizio (Applausi) e ai risarcimenti dei danni dovuti alle malattie contratte, ad esempio, a causa dell’uranio impoverito.

Questa è una premessa doverosa, che mi permette di arrivare a un punto cui ho accennato precedentemente, cioè i differenti modi di intendere e di concepire le Forze armate. Sono un ufficiale in pensione e probabilmente la mia esperienza influenza la formulazione del mio pensiero politico. Ora vedo – e questo è un fenomeno che purtroppo avanza da diversi anni – una pericolosa deriva della concezione del lavoro delle Forze armate. Diversi attori politici hanno tentato e stanno tentando ancora oggi di trasformare il settore militare, rendendolo il più possibile vicino alla sfera civile, attraverso concetti come dualuse o professionalizzazione delle Forze armate, conditi entrambi da una forte ideologia antimilitarista, che pervade il nostro Paese e lo rende tanto differente rispetto alle altre grandi potenze mondiali ed europee.

Rischiamo di essere deleteri per il futuro del nostro sistema di sicurezza nazionale.

Come si lega tutto questo alla legge sui sindacati militari? È il filo che ha portato alcuni partiti, subito dopo la pubblicazione della sentenza della Corte, a fare roboanti annunci, che, tra parentesi, hanno paradossalmente innalzato – e, di conseguenza, deluso – le aspettative di chi spingeva per la formazione di sindacati i più tradizionali possibili. È lo stesso filo che si unisce ai concetti di cui parlavo precedentemente, cioè l’idea personale che le Forze armate svolgano un lavoro normale, come quello di qualsiasi amministrazione pubblica.

Pertanto, le perplessità che ho sull’istituzione dei sindacati militari, condivise da molti esperti e analisti del settore militare, sono più di carattere concettuale che tecnico. In che modo associazioni interne, spontaneamente costituite da militari, come fossero veri e propri corpi intermedi, potranno interfacciarsi con l’ordinamento gerarchico e con la disciplina, che sono caratteristiche proprie e specifiche del mondo militare? Altra perplessità: l’istituzione di corpi intermedi nell’ordine gerarchico può portare a fenomeni di spaccatura e disunione, o addirittura all’inefficienza e alla mancanza di immediatezza nelle risposte. E ancora, si riuscirà concretamente a evitare per le varie associazioni sindacali una matrice politica o quantomeno una differente concezione ideologica che potrebbe portare a rivalità tra le varie sigle?

Come ho detto, signor Presidente, sarò influenzato dalla mia esperienza, ma la concezione che ho delle Forze armate e del mondo militare è quella di una missione più che di un lavoro. (Applausi). È l’idea di servire la Patria in ogni secondo della nostra giornata, sapendo che la missione che si sta svolgendo va ben oltre i vincoli e le burocrazie proprie di altre amministrazioni.

Faccio un appello finale: impariamo a concepire il nostro mondo militare come un’eccellenza e come una risorsa per il futuro del nostro Paese. Da questo punto di vista, vi sono segnali interessanti, che sarebbe ipocrita non vedere: sia le parole del nostro Presidente del Consiglio sulla spesa per gli armamenti, sia le azioni del Ministro della difesa come implementazione di una direttiva ministeriale sulla politica industriale della Difesa segnano un importante punto di rottura con il passato, un punto di svolta e un’inversione della rotta che ci rendono ottimisti. Su questo la politica sia unita. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Piarulli. Ne ha facoltà.

PIARULLI (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento di cui discutiamo oggi in quest’Aula ha avuto un iter molto lungo, nonché particolarmente complesso e travagliato. Un disegno di legge nato a seguito di previsioni normative, sia a livello nazionale che internazionale, nonché di importanti interventi giurisprudenziali: la sentenza n. 120 del 2018 della Corte costituzionale, che ha sancito l’illegittimità costituzionale dell’articolo 1475, comma 2, del codice dell’ordinamento militare. Il suddetto articolo impediva che i militari potessero costituirsi in associazioni professionali a carattere sindacale o aderire ad altre associazioni sindacali. Invece questa sentenza prevede che i militari possano costituirsi in associazioni professionali a carattere sindacale, alle condizioni e con i limiti fissati dalla legge; non possono aderire invece ad altre associazioni sindacali.

L’articolo 39 della Costituzione sancisce il fondamentale principio di libertà sindacale. «L’organizzazione sindacale è libera e non può essere imposto ai sindacati altro obbligo se non la loro registrazione (…)». Partendo da questi presupposti e dalla mia precedente professione di direttore di carcere, responsabile capo delle contrattazioni decentrate dei tavoli nell’ambito della direzione con organizzazioni sindacali di polizia penitenziale, ho fatto questa precisazione in quanto ho contezza di cosa sia il sindacato, del suo sviluppo e, soprattutto, delle opportunità che può rappresentare per una pubblica amministrazione.

Il sindacato è parte integrante del nostro sistema, frutto di battaglie culminate appunto con l’articolo 39 della Costituzione. Qualsiasi conflitto possa esserci, anche il più acceso, tra il datore di lavoro e lavoratore, pur prendendo atto delle specificità, può rappresentare un momento costruttivo per entrambi.

Proprio per questi motivi avevo presentato un disegno di legge che mutuava la normativa della Polizia di Stato e della Polizia penitenziaria, leggi dell’Ottanta e del novanta, ma che già prevedevano il limite secondo il quale i sindacati tutelano gli interessi della categoria senza interferire nella direzione dei servizi e nei compiti operativi. Questo limite è molto importante proprio perché dimostra che il diritto sindacale non può essere esercitato in maniera indiscriminata. Piuttosto, il diritto sindacale si affievolisce nel momento in cui bisogna tutelare un’attività prevalente di interesse pubblico come, per esempio, la carenza di personale, missioni all’estero, l’esigenza di dover sedare sommosse. Questi erano i limiti all’esercizio del diritto sindacale, che quindi non viene esercitato in dispregio di norme e di tutti i diritti, ma piuttosto ha questa regola rilevante.

Nonostante non ci sia stata la recezione in toto di queste norme già collaudate e sperimentate, questa legge è fondamentale perché introduce istituti quali il diritto di assemblea, la possibilità di utilizzare locali per esercitare tale diritto, il numero totale di distacchi, i poteri negoziali nella contrattazione nazionale e soprattutto la previsione delle pari opportunità anche negli incarichi sindacali (proprio perché sappiamo che le donne in questo ambito rappresentano ancora oggi una minoranza e hanno delle esigenze particolari), trasparenza, la possibilità di comunicazione all’esterno rappresentando le proprie problematiche, sempre nel rispetto dei diritti.

La legge, anche se interviene con decenni di ritardo, anche se migliorabile, sicuramente rappresenta un momento fondamentale. Questa legge mira a tutelare i diritti sociali e civili dei militari. Per cui, come Movimento 5 Stelle non possiamo che essere contenti di questa legge. (Applausi).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.

Il relatore non intende intervenire in sede di replica.

Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

PUCCIARELLI, sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, gentili colleghi senatori, permettetemi di ringraziare tutti i nostri militari impegnati nei teatri operativi sia in patria che all’estero. (Applausi).

Desidero cogliere questa occasione per ringraziare per il grande lavoro da tutti svolto in relazione al testo di legge in votazione. Da oltre quarant’anni il tema del dialogo e del confronto costruttivo tra comandanti e personale militare di ogni ordine e grado e livello di responsabilità ha sempre avuto massima attenzione nel comparto difesa e ha trovato nel sistema della rappresentanza militare, istituito con la legge n. 382 del 1978, uno strumento attuativo capillare ed efficace ancora oggi oggetto di trasversale apprezzamento da parte dei nostri militari.

La sentenza n. 120 dell’11 aprile 2018 della Corte Costituzionale ha eccepito sulla legittimità costituzionale dell’articolo 1475, comma 2, del codice dell’ordinamento militare con cui si vieta ai militari di costituire associazioni professionali a carattere sindacale.

Il discendente impegno dimostrato dalla Commissione, dal suo Presidente e dal relatore nello sviluppo del disegno di legge n.1893, ha continuato a dare evidenza di quanto siano alte la cura e l’attenzione nell’individuare la migliore sintesi possibile tra un argomento sentito nel tessuto sociale e la salvaguardia dell’operatività di una componente istituzionale di cruciale rilevanza, com’è il comparto militare.

Rinnovo pertanto il mio plauso per aver lavorato coralmente al raggiungimento di un obiettivo dettato da una sentenza della Corte costituzionale, che determina una nuova prospettiva per l’associazionismo sindacale militare. Una realtà, quella delle associazioni professionali a carattere sindacale tra militari (le cosiddette APCSM), che a questo punto diventa parte integrante del sistema militare e pertanto assume anch’essa il dovere di contribuire al miglior funzionamento di questa peculiare organizzazione.

All’interno della discussione sono stati evidenziati diversi punti sui quali occorre lavorare. Mi riferisco, ad esempio, al tema della specificità, alla questione legata al pensionamento, al tema della tutela sanitaria e legale.

Le nostre Forze armate meritano tutto il nostro appoggio perché sono comunque il nostro fiore all’occhiello in ogni scenario e in ogni teatro operativo. Sono il nostro orgoglio italiano! (Applausi).

PRESIDENTE. Comunico che sono pervenuti alla Presidenza – e sono in distribuzione – i pareri espressi dalla 1a e dalla 5a Commissione permanente sul disegno di legge in esame e sugli emendamenti, che verranno pubblicati in allegato al Resoconto della seduta odierna.

La Presidenza dichiara improponibile, ai sensi dell’articolo 97, comma 1, del Regolamento, per estraneità di materia rispetto al contenuto del disegno di legge, l’emendamento 9.22.

Passiamo all’esame degli articoli del disegno di legge n. 1893, nel testo proposto dalla Commissione.

Procediamo all’esame dell’articolo 1, sul quale sono stati presentati emendamenti, che si intendono illustrati e su cui invito il relatore e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

VATTUONE, relatore. Esprimo parere contrario su tutti gli emendamenti all’articolo.

PUCCIARELLI, sottosegretario di Stato per la difesa. Il parere è conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’emendamento 1.1, presentato dal senatore De Falco.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’emendamento 1.2, presentato dal senatore Mininno e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Gli emendamenti 1.3 e 1.4 sono stati ritirati.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’emendamento 1.5, presentato dal senatore Mininno e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’articolo 1.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’emendamento 1.0.1, presentato dal senatore De Falco.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Passiamo all’esame dell’articolo 2, sul quale sono stati presentati emendamenti che si intendono illustrati e su cui invito il relatore e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

VATTUONE, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario sull’emendamento 2.1.

PUCCIARELLI, sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, esprimo parere contrario sull’emendamento 2.1.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’emendamento 2.1, presentato dal senatore De Falco.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Gli emendamenti da 2.2 a 2.18 sono stati ritirati.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’articolo 2.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo all’esame dell’articolo 3, sul quale sono stati presentati emendamenti che si intendono illustrati e su cui invito il relatore e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

VATTUONE, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario sugli emendamenti 3.2 e 3.3 ai sensi dell’articolo 81.

PUCCIARELLI, sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. L’emendamento 3.1 è stato ritirato.

Essendone stata avanzata richiesta, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’emendamento 3.2, presentato dal senatore Mininno e da altri senatori, su cui la 5a Commissione ha espresso parere contrario ai sensi dell’articolo 81 della Costituzione.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Essendone stata avanzata richiesta, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’emendamento 3.3, presentato dal senatore De Falco, su cui la 5a Commissione ha espresso parere contrario ai sensi dell’articolo 81 della Costituzione.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Gli emendamenti da 3.4 a 3.56 sono stati ritirati.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’articolo 3.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo all’esame dell’articolo 4, sul quale sono stati presentati emendamenti che si intendono illustrati e su cui invito il relatore e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

VATTUONE, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario sugli emendamenti 4.1, 4.8 e 4.19.

L’emendamento 4.500 del relatore corrisponde alle osservazioni e alle condizioni poste dalla Commissione bilancio.

PUCCIARELLI, sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’emendamento 4.1, presentato dal senatore De Falco e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Gli emendamenti da 4.2 a 4.7 sono stati ritirati.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’emendamento 4.8, presentato dal senatore Mininno e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Gli emendamenti da 4.9 a 4.18 sono stati ritirati.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’emendamento 4.500, presentato dal relatore, che ottempera a una condizione posta dalla Commissione bilancio.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’emendamento 4.19, presentato dal senatore Mininno e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Gli emendamenti da 4.20 a 4.23 sono stati ritirati.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’articolo 4, nel testo emendato.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

L’emendamento 4.0.1 è stato ritirato.

Passiamo all’esame dell’articolo 5, sul quale sono stati presentati emendamenti che invito i presentatori ad illustrare.

DE FALCO (Misto). Signor Presidente, intervengo solo per dare conto che la formulazione dell’articolo 5, come potete leggere dal testo, è oltremodo tortuosa e si presta a letture non univoche. La mia proposta, contenuta nell’emendamento 5.3, è di sostituire il presente testo con una dizione piuttosto comprensiva. Come stabilito in altre circostanze, si può dire più semplicemente che «sono di competenza delle associazioni professionali a carattere sindacale tra militari tutte le materie non espressamente escluse dagli articoli 2 e 3 della legge n. 93 del 1983». Si fa così riferimento, con un maggior rigore lessicale e semantico, a una norma che esclude sostanzialmente le materie che non devono essere di competenza dei sindacati.

Anziché procedere, caso per caso, ad affermare qual è la competenza, dobbiamo utilizzare il procedimento inverso e dire: salvo questi due capisaldi, che attengono alla funzione militare, il resto è nella disponibilità delle associazioni sindacali. Altrimenti staremmo comunque invertendo l’ordine dei fattori, considerando non già il cittadino militare, ma il militare, che talvolta è cittadino. Il principio deve essere quello della libertà sindacale, salvo la funzione militare. Ecco la ragione del riferimento a una norma ben strutturata, fin dalla legge n. 93 del 1983.

PRESIDENTE. I restanti emendamenti si intendono illustrati.

Invito il relatore e il rappresentante del Governo a pronunziarsi sugli emendamenti in esame.

VATTUONE, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario su tutti gli emendamenti.

PUCCIARELLI, sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. L’emendamento 5.1 è stato ritirato.

Essendone stata avanzata richiesta, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’emendamento 5.2, presentato dal senatore Minnino e da altri senatori, su cui la 5a Commissione ha espresso parere contrario ai sensi dell’articolo 81 della Costituzione.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Essendone stata avanzata richiesta, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’emendamento 5.3, presentato dal senatore De Falco, su cui la 5a Commissione ha espresso parere contrario ai sensi dell’articolo 81 della Costituzione.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’emendamento 5.4, presentato dal senatore De Falco.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’emendamento 5.5, presentato dal senatore Minnino e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Essendone stata avanzata richiesta, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’emendamento 5.6, presentato dal senatore De Falco, su cui la 5a Commissione ha espresso parere contrario ai sensi dell’articolo 81 della Costituzione, limitatamente al comma 1.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’articolo 5.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo all’esame dell’articolo 6, sul quale sono stati presentati emendamenti che si intendono illustrati e su cui invito il relatore e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

VATTUONE, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario sull’emendamento 6.1 e favorevole sull’emendamento 6.2.

PUCCIARELLI, sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’emendamento 6.1, presentato dal senatore De Falco.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’emendamento 6.2, presentato dal relatore.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’articolo 6, nel testo emendato.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo all’esame dell’articolo 7, sul quale sono stati presentati emendamenti che si intendono illustrati e su cui invito il relatore e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

VATTUONE, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario agli emendamenti 7.1 e 7.6.

PUCCIARELLI, sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Essendone stata avanzata richiesta, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’emendamento 7.1, presentato dal senatore De Falco, su cui la 5a Commissione ha espresso parere contrario ai sensi dell’articolo 81 della Costituzione.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Gli emendamento da 7.2 a 7.5 sono stati ritirati.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’emendamento 7.6, presentato dal senatore De Falco.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’articolo 7.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo all’esame dell’articolo 8, sul quale sono stati presentati emendamenti che si intendono illustrati e su cui invito il relatore e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

VATTUONE, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario agli emendamenti 8.1, 8.6, 8.7 e 8.8. Esprimo parere favorevole all’emendamento 8.2.

PUCCIARELLI, sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’emendamento 8.1, presentato dal senatore De Falco.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’emendamento 8.2, presentato dal senatore Gasparri.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Gli emendamento 8.3, 8.4 e 8.5 sono stati ritirati.

L’emendamento 8.6 è precluso dall’approvazione dell’emendamento 8.2.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’emendamento 8.7, presentato dal senatore Mininno e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’emendamento 8.8, presentato dal senatore Mininno e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’articolo 8, nel testo emendato.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo all’esame dell’articolo 9, sul quale sono stati presentati emendamenti e un ordine del giorno che si intendono illustrati e su cui invito il relatore e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

VATTUONE, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario all’emendamento 9.6. Esprimo parere favorevole agli emendamenti 9.7, 9.8 e 9.9. Il parere è contrario all’emendamento 9.23 (testo 2). Il parere è ovviamente favorevole all’ordine del giorno G9.1

PUCCIARELLI, sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Gli emendamenti da 9.1 a 9.5 sono stati ritirati.

Essendone stata avanzata richiesta, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’emendamento 9.6, presentato dal senatore Mininno e da altri senatori, su cui la 5a Commissione ha espresso parere contrario ai sensi dell’articolo 81 della Costituzione.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’emendamento 9.7, presentato dal relatore, che ottempera a una condizione posta dalla Commissione bilancio.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’emendamento 9.8, presentato dal relatore, che ottempera a una condizione posta dalla Commissione bilancio.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’emendamento 9.9, presentato dal relatore, che ottempera a una condizione posta dalla Commissione bilancio.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Gli emendamenti da 9.10 a 9.21 sono stati ritirati.

L’emendamento 9.22 è improponibile.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’emendamento 9.23 (testo 2), presentato dal senatore Mininno e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Gli emendamenti da 9.24 a 9.33 sono ritirati.

Essendo stato accolto dal Governo, l’ordine del giorno G9.1 non verrà posto ai voti.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’articolo 9, nel testo emendato.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo all’esame dell’articolo 10, sul quale sono stati presentati emendamenti successivamente ritirati.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’articolo 10.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo all’esame dell’articolo 11, sul quale sono stati presentati emendamenti che si intendono illustrati e su cui invito il relatore e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

VATTUONE, relatore. Signor Presidente, il parere è contrario all’emendamento 11.9.

PUCCIARELLI, sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, il parere è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Gli emendamenti da 11.1 a 11.8 sono stati ritirati.

Essendone stata avanzata richiesta, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’emendamento 11.9, presentato dal senatore Minnino e da altri senatori, su cui la 5a Commissione ha espresso parere contrario ai sensi dell’articolo 81 della Costituzione.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’articolo 11.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’articolo 12.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo all’esame dell’articolo 13, sul quale sono stati presentati emendamenti che si intendono illustrati e su cui invito il relatore e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

VATTUONE, relatore. Signor Presidente, il parere è contrario all’emendamento 13.1 e favorevole all’emendamento 13.500.

PUCCIARELLI, sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, il parere è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’emendamento 13.1, presentato dal senatore Mininno e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Gli emendamenti da 13.2 a 13.19 sono ritirati.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’emendamento 13.500, presentato dal relatore, che ottempera a una condizione posta dalla Commissione bilancio.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Gli emendamenti da 13.20 a 13.26 sono ritirati.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’articolo 13, nel testo emendato.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo all’esame dell’articolo 14, sul quale sono stati presentati emendamenti che si intendono illustrati e su cui invito il relatore e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

VATTUONE, relatore. Signor Presidente, il parere è contrario su tutti gli emendamenti.

PUCCIARELLI, sottosegretario di Stato per la difesa. Il parere è conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’emendamento 14.1, presentato dal senatore Mininno e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

L’emendamento 14.2 è stato ritirato.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’emendamento 14.3, presentato dal senatore Mininno e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

L’emendamento 14.4 è stato ritirato.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’emendamento 14.5, presentato dal senatore Mininno e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’articolo 14.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

L’emendamento 14.0.1 è stato ritirato.

Passiamo all’esame dell’articolo 15, sul quale sono stati presentati emendamenti successivamente ritirati.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’articolo 15.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo all’esame dell’articolo 16, sul quale sono stati presentati emendamenti successivamente ritirati.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’articolo 16.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo all’esame dell’articolo 17, sul quale sono stati presentati emendamenti che si intendono illustrati e su cui invito il relatore e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

VATTUONE, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario su tutti gli emendamenti all’articolo.

PUCCIARELLI, sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’emendamento 17.1, presentato dal senatore Mininno e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’emendamento 17.2, presentato dal senatore Mininno e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Gli emendamenti da 17.3 a 17.6 sono stati ritirati.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’articolo 17.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo all’esame dell’articolo 18, sul quale sono stati presentati emendamenti che si intendono illustrati e su cui invito il relatore e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

VATTUONE, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario.

PUCCIARELLI, sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. L’emendamento 18.1 è stato ritirato.

Essendone stata avanzata richiesta, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’emendamento 18.2, presentato dal senatore Mininno e da altri senatori, su cui la 5a Commissione ha espresso parere contrario ai sensi dell’articolo 81 della Costituzione.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’articolo 18.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo all’esame dell’articolo 19, sul quale sono stati presentati emendamenti che si intendono illustrati e su cui invito il relatore e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

VATTUONE, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario.

PUCCIARELLI, sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Gli emendamenti 19.1 e 19.2 sono stati ritirati.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’emendamento 19.3, presentato dal senatore De Falco.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’articolo 19.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’articolo 20.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo alla votazione finale.

GARAVINI (IV-PSI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GARAVINI (IV-PSI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, anche i militari hanno diritto ad avere i propri sindacati; vanno loro riconosciuti diritti analoghi a quelli che spettano a tutti i lavoratori, compreso il diritto di far valere le proprie ragioni attraverso una rappresentanza sindacale. Lo ha sancito la Corte costituzionale con una sentenza del 2018, con cui ha determinato la parziale illegittimità del codice ordinamentale militare che vietava alle Forze armate di costituirsi in sindacati e ci apprestiamo a prevederlo oggi con una legge con la quale riconosciamo anche ai militari il diritto di tutelare i propri interessi attraverso organismi sindacali.

Dal punto di vista normativo si tratta di un esercizio complesso e non banale, dal momento che bisogna coniugare l’interesse del singolo lavoratore con la specificità delle Forze armate.

Innanzitutto, bisogna far prevalere l’interesse supremo del Paese rispetto a quello del singolo, così come fa fede l’obbligo di agire in primis per la difesa dello Stato. Va poi garantito il rispetto di alcuni principi di fondo, come la neutralità delle Forze armate, la necessaria unicità di comando, la coesione interna e la necessaria prontezza di reazione rispetto a pericoli vari.

Certo, il ruolo dei militari presenta indubbiamente dei doveri e delle caratteristiche del tutto specifiche rispetto a quelle di altre categorie di lavoratori. Ciononostante questa legge mira a riconoscere alle associazioni sindacali militari il compito della tutela collettiva dei diritti e degli interessi dei propri rappresentanti, cercando al contempo di evitare che l’adesione alle associazioni sindacali interferisca con il regolare svolgimento dei loro servizi istituzionali, proprio in considerazione della peculiarità del loro ruolo.

Introduciamo una legge molto attesa nel mondo militare, per forza di cose controversa, proprio perché così delicata, una legge che vuole essere, da un lato, proiettata alla tutela reale dei diritti dei militari, garantendo loro livelli sempre maggiori per la salvaguardia dei diretti interessati, stando però attenti allo stesso tempo a non intaccare la specificità della missione svolta dagli stessi a beneficio della sicurezza nazionale.

L’intervento del Parlamento è necessario e non rinviabile, dal momento che sono passati già tre anni dalla sentenza con la quale la Consulta ha aperto di fatto le porte alla sindacalizzazione del mondo “con le stellette”, affidando al Parlamento il compito di disciplinare la materia.

A partire dal secondo dopoguerra i sindacati sono diventati parte integrante della vita democratica dei Paesi sviluppati; tuttavia, mentre la sindacalizzazione della Polizia di Stato, ad esempio, è avvenuta in Italia con la riforma del 1981, quella delle Forze armate è ancora in divenire e la andiamo a delineare proprio con questo disegno di legge, con il quale si legittimano i sindacati militari a esercitare una serie di funzioni. Si riconosce loro, ad esempio, la possibilità di autofinanziarsi attraverso le iscrizioni al sindacato, così da garantire indipendenza e la possibilità di autogovernarsi su determinate questioni senza dipendere economicamente dal Ministero e, dunque, dai vertici militari. Ai sindacati militari si attribuisce anche la possibilità di trattare con i Ministeri competenti su una serie di materie, dagli stipendi ai trattamenti lavorativi. Nel dettaglio, stabiliamo il principio secondo il quale possono essere costituite associazioni professionali a carattere sindacale per singola Forza armata o Forza di polizia ad ordinamento militare o interforze, compresa quindi la Guardia di finanza.

Gli statuti delle associazioni dovranno ispirarsi ai principi di democraticità e di elettività delle relative cariche. Si prevede l’estraneità alle competizioni politiche, ai partiti, ai movimenti politici e l’assenza di scopo di lucro. È inoltre stabilito il divieto degli appartenenti alle Forze armate e alle Forze di polizia ad ordinamento militare di aderire ad associazioni professionali a carattere sindacale diverse da quelle costituite da questo disegno di legge.

Un passaggio delicato e importante è anche quello dell’articolo 4, che introduce puntuali limitazioni per le associazioni sindacali che non potranno scegliere una denominazione che richiami anche in modo indiretto il nome di organizzazioni sindacali o politiche.

Rispetto al testo approvato dalla Camera dei deputati, la Commissione difesa del Senato ha meritoriamente introdotto il rafforzamento della partecipazione femminile alle cariche direttive, la trasparenza del sistema di finanziamento, la non interferenza dell’attività delle associazioni rispetto allo svolgimento dei compiti operativi e alla direzione dei servizi. Con l’approvazione di un emendamento di Italia Viva, inoltre, si è previsto che le associazioni costituite da rappresentanti di due o più Forze armate o forze di Polizia ad ordinamento militare debbano acquisire e mantenere la quota minima di rappresentatività del 3 per cento (e non del 4) in tutte le Forze armate o forze di Polizia.

Come Italia Viva ci saremmo augurati la previsione di corsi specifici di formazione per i rappresentanti delle associazioni, siamo convinti infatti che qualificare questi nuovi organismi di rappresentanza andrebbe a beneficio non solo dei singoli rappresentanti e degli associati, ma anche della stessa amministrazione. Ora confidiamo nel fatto che si possa dare seguito al nostro ordine del giorno approvato in Commissione dedicato alla formazione sindacale per gli aderenti alle associazioni.

Ci saremmo inoltre augurati che si potesse ammettere la possibilità per i sindacati militari di stilare convenzioni con i patronati, allo scopo di rilasciare dichiarazioni dei redditi a prezzi calmierati, perché se è condivisibile il principio di neutralità e di estraneità rispetto a forze sindacali confederali, allo stesso tempo va riconosciuto il fatto che i patronati non sono sindacati, sono enti di fatto, dunque non si capisce perché si debba precludere ai sindacati militari la possibilità di stilare con loro convenzioni, che sarebbero sicuramente meno onerose di quelle eventualmente concluse con commercialisti privati.

Auspichiamo, inoltre, che il Governo possa adottare celermente il decreto legislativo riservato all’esercizio dei diritti sindacali da parte del personale militare impegnato in particolari teatri operativi, così da disciplinarne le specifiche limitazioni. Anche in questo caso, infatti, il Governo dovrà consentire l’esercizio dei diritti sindacali del personale militare, pur salvaguardando le preminenti esigenze di funzionalità, sicurezza e prontezza operativa correlate alle specifiche operazioni militari particolarmente sensibili.

Rispetto al testo approvato alla Camera, la Commissione difesa in Senato ha inoltre previsto che le amministrazioni competenti concedano almeno su base regionale l’uso gratuito di locali per lo svolgimento delle attività sindacali. Nel testo di legge prevediamo inoltre che i rappresentanti sindacali non possano essere trasferiti in un’altra sede o reparto o vengano sostituiti nell’incarico ricoperto al momento dell’elezione se non previa intesa con l’associazione alla quale appartengono.

La legge prevede anche l’autorizzazione per le rappresentanze sindacali a visitare le strutture e i reparti militari presso i quali opera il personale rappresentato. Sono previsti gli ambiti di intervento delle associazioni sindacali da cui sono però esclusi gli aspetti dell’impiego e gli altri profili connessi alla funzionalità dello strumento militare. Non è ammesso invece il diritto di sciopero.

Dal punto di vista della giurisdizione competente a risolvere le controversie in merito a condotte sindacali, è previsto che sia il giudice amministrativo a dover procedere. È prevista una riduzione dei costi e di un contributo unificato per i casi civili.

In definitiva, signor Presidente, con questo disegno di legge cerchiamo di creare le premesse affinché le organizzazioni sindacali siano messe nelle condizioni di realizzare al meglio il delicato compito che spetta loro: rappresentare e difendere le istanze del personale militare. Ad oggi, si sono costituite già diverse associazioni professionali tra militari, sono già 54 quelle che hanno ottenuto l’assenso del Ministero della difesa. Parecchie di loro si sono espresse criticamente su alcuni passaggi del testo. Per questo credo che sarebbe utile che il Governo prendesse in considerazione l’ipotesi di ulteriori limature nella fase di applicazione della legge.

In ogni caso, pur auspicando che si possano ancora prevedere singoli interventi migliorativi, condividiamo la legge nel merito e nella sua articolazione. Siamo convinti che la forza delle Forze armate sia rappresentata in primis dal suo capitale umano, le donne e gli uomini che la compongono e con questa legge cerchiamo di tutelare al meglio proprio questo capitale, dotandolo di uno strumento – il sindacato militare – capace di difendere gli interessi e i bisogni dei nostri militari lavoratori in sintonia con il bene supremo del Paese.

Per tali motivi, voteremo a favore del provvedimento anche come segno di gratitudine e apprezzamento per il lavoro delle donne e degli uomini delle nostre Forze armate, che svolgono quotidianamente il loro servizio per il bene del Paese. (Applausi).

MAFFONI (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAFFONI (FdI). Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, riprendiamo, a distanza di un anno dall’approvazione della prima lettura, avvenuta alla Camera lo scorso 2020, l’esame di questo disegno di legge importante e molto sentito all’interno delle Forze armate. Ricordo infatti che all’epoca c’era un altro Governo, ma Fratelli d’Italia, ieri come oggi, continua a rappresentare l’unica voce sempre dalla parte delle Forze dell’ordine e delle Forze armate. Ricordo che proprio grazie a un emendamento di Fratelli d’Italia è stato possibile ampliare la platea dei beneficiari del 5×1000 a Forze armate e Forze dell’ordine, in particolare a Esercito, Marina e Aeronautica. Fu un atto di giustizia, un riconoscimento per l’impegno profuso ogni giorno dalle nostre donne e dai nostri uomini in divisa, che troppo spesso vengono ricordati solo quando muoiono per la nostra Patria.

In Commissione difesa si è lavorato molto per migliorare questo provvedimento, anche grazie all’approvazione di alcune nostre proposte, come l’emendamento 5.3, presentato dal relatore e da noi sottoscritto, che riprendeva il testo del nostro emendamento 5.4, finalizzato a conferire maggiore coerenza alla norma, in considerazione del fatto che nel diritto sindacale la funzione del sindacato è tradizionalmente e storicamente quella di tutela dell’interesse collettivo dei propri associati. Attribuire all’associazione sindacale militare anche la tutela individuale degli interessi dei propri iscritti avrebbe determinato un’innovazione di carattere estensivo nel diritto positivo, avvantaggiando solo una categoria di lavoratori, quella militare, che al contrario dovrebbe essere proprio destinataria di quei limiti e di quelle condizioni ritenute necessarie per garantire le alte funzioni istituzionali attribuitele, così come riconosciuto dalla sentenza n. 120 del 2018 della Corte costituzionale.

Inoltre, attribuire all’associazione sindacale la tutela di interessi individuali avrebbe comportato il rischio di sovrapporre i due piani di azione dell’associazione sindacale stessa, con inevitabili spinte particolaristiche o addirittura individualistiche dell’azione sindacale. L’emendamento 11.3, a prima firma della collega Isabella Rauti, è finalizzato a individuare inequivocabilmente la delegazione sindacale trattante, composta dalle associazioni professionali a carattere sindacale tra militari riconosciute e rappresentative ai sensi dell’articolo 13 di questo disegno di legge.

Il provvedimento che ci accingiamo a votare è il frutto di una discussione lunga e approfondita. Bisogna ringraziare – lo faccio in quest’Aula – tutti i componenti delle associazioni per la loro pazienza e per la loro collaborazione. Fratelli d’Italia ha avuto modo di incontrarli tutti, con la chiarezza e la coerenza che da sempre ci contraddistinguono, sia durante le audizioni svolte nel corso dell’esame del provvedimento, sia nelle molteplici occasioni (convegni, dibattiti e incontri informali) a cui siamo stati invitati. In Commissione abbiamo portato il nostro contributo di idee e di valori, augurandoci che questa legge potesse essere approvata in maniera condivisa. Dal primo degli ufficiali all’ultimo dei graduati, dovevano essere messi tutti in condizione di confrontarsi, conoscersi e capire come riformare la rappresentanza militare.

Questo provvedimento è un primo passo che sicuramente non accontenterà tutti, ma il nostro lavoro non si conclude qui. Continueremo a cercare di migliorare il testo, mantenendo lo stretto rapporto di vicinanza e collaborazione con tutte le Forze dell’ordine e le associazioni, perché il problema della difesa non si risolve oggi, rimanendo irrisolte le continue problematiche che Fratelli d’Italia porta all’attenzione del Governo da anni.

Tra questi vi è la mancanza di fondi, la carenza di alloggi decenti, la scarsità e l’irregolarità degli straordinari, la mancanza di fondi per le attrezzature o per pagare le indennità dovute agli incursori o agli artificieri.

Però quello di oggi è un passaggio essenziale per garantire alle nostre donne e uomini in divisa al servizio della Nazione un giusto diritto, mai disciplinato fino ad oggi. È per questo che annuncio il voto favorevole di Fratelli d’Italia a questo provvedimento, con la consapevolezza che dovrà essere un punto di partenza e non di arrivo, per la tutela di chi in divisa, anche a costo della vita, protegge la nostra Patria. (Applausi).

PINOTTI (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PINOTTI (PD). Signor Presidente, oggi esaminiamo il disegno di legge in materia di associazioni sindacali per il personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare. Ne parliamo dopo oltre quarant’anni anni, come ci ha ricordato il relatore, cioè dall’istituzione degli organismi di rappresentanza del personale militare, che sono stati introdotti dalla legge dell’11 luglio del 1978, n. 382. Gli organismi di rappresentanza dei militari hanno costituito la prima esperienza di tutela del personale delle Forze armate e hanno acquisito nel tempo una precisa fisionomia nel rapporto istituzionale con la Difesa e con il Parlamento. Prova più evidente di tale crescita è l’istituzione nel 1994, presso il Dipartimento della funzione pubblica, del comparto sicurezza-difesa.

Il trascorrere del tempo ha messo progressivamente in luce i limiti di questa normativa. Sono stati effettuati alcuni interventi migliorativi – come ricordava anche il senatore Gasparri – mentre altre proposte di modifica più ampie, pur cominciate ogni legislatura, non hanno mai visto il termine; lo sottolineo perché questo ritardo del Parlamento – e sto parlando del ritardo nella revisione e nell’ampliamento di quella che era la rappresentanza militare – è stato sicuramente un vulnus. C’era infatti la necessità di adeguarla dopo così tanti anni, ma non si era mai riusciti a farlo; tante proposte presentate, ma mai il lavoro si è concluso. È anche su questo ritardo che si inserisce la Corte costituzionale. Quindi, ora il Parlamento ha l’obbligo di intervenire; ho sentito che alcuni colleghi non ritengono sia così, ma oggi serve una legge, avendo come punto di riferimento proprio quella sentenza della Corte costituzionale, che va letta nella sua interezza. La Corte, infatti, riconosce la libertà sindacale del personale militare, ma allo stesso tempo indica i modi e i limiti in cui questa libertà deve essere esercitata, in un settore tanto delicato del nostro apparato pubblico e in una funzione, quella della difesa dello Stato, che la stessa Corte definisce assolutamente speciale.

Non ci sono dunque soluzioni preconfezionate; non ci sono neppure modelli sindacali di altre amministrazioni che possono essere esportati tout court. Ce l’ha ricordato molto bene, fra le molte audizioni che abbiamo tenuto nel corso del lavoro in Commissione, quella del professor Giovanni Maria Flick, che ci ha ricordato che bisogna lavorare tenendo a mente quella specificità che caratterizza la funzione militare. È su questo equilibrio che abbiamo lavorato in Commissione, quello fra la funzione speciale delle Forze armate nello Stato e l’esigenza di ampliare le tutele del personale.

Il Parlamento ha fatto un lungo lavoro, perché ne stiamo discutendo da tempo, ma serio e con il contributo di tutti, perché tutti i colleghi, anche appartenenti ai Gruppi che oggi hanno deciso di astenersi, hanno portato un contributo alla discussione, che è stata molto importante, al di là degli schieramenti di maggioranza e opposizione, che tra l’altro in questa legislatura sono cambiati molte volte nell’iter del disegno di legge, sempre con spirito costruttivo, tanto che in Commissione difesa il mandato al relatore è stato votato all’unanimità.

Ringrazio il relatore per il lavoro paziente e sapiente che ha fatto, anche di ascolto di tutti i colleghi e di cucitura delle situazioni difficili. Ringrazio il Governo che ci ha seguito con estrema attenzione e che abbiamo più volte sollecitato, perché avevamo bisogno di arrivare finalmente alla conclusione di questo provvedimento, e tutti i colleghi della Commissione, oltre ai nostri uffici che come sempre sono stati preziosissimi.

Sicuramente la riforma non finisce qui non soltanto perché il disegno di legge ritorna ora alla Camera, anche se abbiamo cercato già di lavorare con la Commissione difesa della Camera per concordare modifiche che possano essere condivise, ma anche perché, una volta che sarà legge, ci sarà bisogno di quella normativa regolamentare e dei decreti attuativi che saranno fondamentali.

Credo che, una volta che il quadro normativo sarà definito, una volta che tutte le norme saranno state approvate, nel momento in cui la riforma entrerà pienamente in vigore in quel momento ci vorrà da parte di tutti una grande cautela e una grande sensibilità. È un’innovazione forte. Ci vorrà la sensibilità dei vertici militari, che non dubito avranno, nell’accogliere adeguatamente le associazioni sindacali nel mondo delle diverse Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare. Ci vorrà la sensibilità delle nuove associazioni e dei loro vertici e anche su questo non ho dubbi.

Questa normativa – se mi consentite la battuta – sarà da maneggiare con cura perché non si scherza con la difesa del Paese e con la sicurezza dei cittadini, ma anche da manutenere per vedere gli eventuali aggiustamenti necessari perché è una grande novità. Quindi, ci sarà un periodo di assestamento.

Il relatore, il senatore Vattuone, e tanti altri colleghi hanno evidenziato i diversi aspetti della legge, sottolineando anche le modifiche che abbiamo proposto in Commissione difesa rispetto al testo approvato alla Camera. Non torno nel dettaglio di questi aspetti, ma del lavoro fatto in Commissione voglio rilevare un aspetto soltanto. La disciplina e la fase transitoria rappresentano un punto importante che non era stato considerato dalla Camera e che abbiamo inserito perché senza questa disciplina si rischiava di sovrapporre rappresentanza e nuove associazioni a carattere sindacale o di avere un vuoto di rappresentanza e sarebbe stato un problema. Oltre la fase transitoria, è disciplinata in maniera più pulita, tenendo conto anche della fase contrattuale, che è una cosa molto importante da considerare.

Ci sarà un inevitabile periodo di assestamento e spero che sarà il più breve possibile. Spero che si facciano meno errori possibili, che si perda meno tempo possibile e per fare questo, oltre che delle capacità dei vertici e del personale militare, spero potremo tutti fare tesoro dell’esperienza di altre amministrazioni dello Stato del comparto difesa e sicurezza, che hanno vissuto nel passato passaggi simile a questo nel settore della sicurezza. È stata ovviamente citata la Polizia di stato e noi dobbiamo anche guardare a come è stata questa evoluzione.

Concludo ringraziando tutti gli appartenenti alle Forze armate, uomini e donne, che quotidianamente servono la nostra Patria. Lo fanno nel nostro Paese e all’estero. Tutti abbiamo testimoniato la loro attenzione e la disponibilità per la grande professionalità che hanno dimostrato anche per l’emergenza Covid.

Concludo con un auspicio. In Commissione molti Gruppi parlamentari avevano sottoscritto un disegno di legge che riguardava le norme di perequazione previdenziale per il personale del comparto difesa perché con il passaggio al metodo contributivo gli appartenenti alle Forze armate che vanno in pensione alcuni anni prima per legge non possono arrivare al completamento della retribuzione. Questo è un problema perché per legge devono andare in pensione prima. Avevamo fatto una proposta e questo è un tema che sta molto a cuore ai nostri militari e che preoccupa soprattutto i nostri giovani militari. Ce ne dobbiamo fare carico e ne ho parlato anche con la collega della Commissione lavoro. Posso segnalare positivamente che nella legge di bilancio, all’articolo 27, è previsto un fondo per la perequazione, che non raggiunge la capienza che avevamo previsto, ma è già un segnale importante perché sono 20 milioni per il 2022, 40 per il 2023 e 60 per il 2024. Credo sia importante perché chiediamo molto agli uomini e alle donne delle Forze armate ed è giusto che ci facciamo carico delle loro preoccupazioni e in Parlamento, come stiamo facendo oggi, risolviamo i problemi. (Applausi).

DE PETRIS (Misto-LeU-Eco). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DE PETRIS (Misto-LeU-Eco). Signor Presidente, arriva oggi in Aula un provvedimento molto atteso, che cerca di recuperare ritardi che durano ormai da moltissimo tempo. La necessità è diventata ancora più impellente per il Parlamento dopo la sentenza della Corte costituzionale che, tuttavia – ci tengo a precisare – è del 3 giugno 2018; quindi, capite bene che si interviene con molto ritardo.

Parliamo di una sentenza con la quale la Corte costituzionale ha dichiarato la parziale illegittimità costituzionale dell’articolo 1475, comma 2, del codice dell’ordinamento militare, nella parte in cui dispone che i militari non possono costituire associazioni professionali a carattere sindacale o aderire ad altre associazioni sindacali, anziché prevedere – sempre nella sentenza – che i militari possono costituire associazioni professionali a carattere sindacale alle condizioni e con i limiti fissati dalla legge e non possono aderire ad altre associazioni sindacali.

Penso che, nel lavoro che la Commissione ha fatto, si è cercato di raggiungere un non facile equilibrio tra il diritto assolutamente sacrosanto dei militari in quanto lavoratori, essendo cittadini ancor prima di essere militari, previsto dalla nostra Costituzione, di poter costituire associazioni sindacali, e i limiti fissati dalla legge, dettati dalla condizione stessa dell’essere militari, ovvero del ruolo molto delicato che le Forze armate rappresentano per tutto il Paese. La Commissione è pertanto intervenuta sull’articolato per trovare questo equilibrio.

In riferimento ai limiti, siccome ho sentito molti colleghi dire che questo è solo un punto di partenza e non di arrivo, penso e mi auguro che su questi limiti si possa ancor meglio lavorare, anche in futuro. Nei fatti fotografiamo e normiamo con legge – ed è certamente un passo avanti – quello che ormai nella prassi, tra circolari e altro, si era consolidato.

Vi sono poi modifiche apportate dal lavoro della Commissione: penso, ad esempio, al principio del rafforzamento della partecipazione femminile alle cariche direttive delle associazioni, a rimarcare con forza il carattere democratico che le associazioni professionali a carattere sindacale debbono avere.

Probabilmente, sempre nell’ottica della ricerca di un equilibrio, si poteva riflettere maggiormente su alcuni punti perché il riconoscimento della libertà di adesione alla costituzione di associazioni professionali è legato alla tutela collettiva dei diritti e degli interessi dei propri rappresentati. Da questo punto di vista, penso che sarebbe stato opportuno, magari, rimarcare un po’ di più la libertà di associazione sindacale.

Detto questo, quello che ci apprestiamo a votare è un provvedimento che si aspettava da moltissimo tempo, ed è importante che, dopo tanti anni, si riesca almeno a disciplinare per legge un diritto, ovvero il riconoscimento pieno della libertà di associazione sindacale dei militari.

Proprio in virtù dell’equilibrio che si è trovato, esprimeremo un voto favorevole, anche per l’urgenza del provvedimento stesso, e ci auguriamo al contempo che si possa ancora continuare a lavorare su quei cosiddetti limiti, che in alcune parti del testo consideriamo eccessivi rispetto al pieno riconoscimento della libertà sindacale del personale delle Forze armate. (Applausi).

GASPARRI (FIBP-UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GASPARRI (FIBP-UDC). Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, Forza Italia aveva già contribuito a questo processo legislativo alla Camera: ricordo la proposta di legge dell’onorevole Maria Tripodi e anche il suo impegno su alcuni aspetti non marginali come, ad esempio, la competenza tra TAR e magistratura ordinaria, tema rispetto al quale abbiamo difeso una giurisdizione che, a nostro avviso, rende più funzionale l’applicazione di questo disegno di legge.

L’argomento che oggi affrontiamo, con delle modifiche che il Senato ha apportato al testo che era arrivato dalla Camera – e che quest’ultima mi auguro potrà definitivamente licenziare – è un argomento antico: molti anni fa furono istituiti organismi di rappresentanza all’interno delle Forze armate; la Polizia di Stato nel 1981, con la legge n. 121, fu smilitarizzata e quindi si è aperta un’articolazione sindacale plurale; le Forze armate ebbero, con i Cocer, un organo di tutela del personale. Abbiamo modificato quella legge: ricordo che introducemmo il possibile doppio mandato, ossia la rieleggibilità dei membri del Cocer, che all’inizio non esisteva, così come introducemmo altre facoltà.

Ovviamente c’è sempre stata una discussione: è sufficiente lo strumento della rappresentanza per dare voce ai giusti diritti del popolo in divisa? Si tratta infatti di lavoratrici e lavoratori che svolgono attività logoranti e rischiose delle quali tutti quanti siamo consapevoli e per le quali tutti siamo grati al comparto difesa, sicurezza e anche soccorso pubblico (che giustamente va ricordato perché ci sono anche Vigili del fuoco e altre realtà in questa galassia).

Poi è arrivata una sentenza, già citata da diversi colleghi, che, come ha detto giustamente la senatrice Pinotti, va letta nell’interezza altrimenti si fa demagogia. Stiamo parlando del comparto sicurezza e difesa e delle Forze armate, nelle quali è giusto dare voce ai diritti, ma ci sono andamenti gerarchici e funzionali che vanno considerati una peculiarità. Tant’è vero che io stesso mi feci promotore anni fa – c’era un Governo di centrodestra guidato da Berlusconi -, in una condivisione ampia, penso unanime, delle forze politiche, di introdurre il concetto della specificità, nell’ambito del pubblico impiego, del comparto sicurezza-difesa. Non sono lavoratori qualsiasi: le missioni all’estero, l’ordine pubblico in Italia, il rischio di morire e di conseguire invalidità; insomma non devo spiegare all’Assemblea quanto sia logorante e rischioso il servizio in divisa. Le Forze armate hanno contribuito insieme alle Forze di polizia, con l’operazione “Strade sicure” in questi anni, al controllo delle nostre città e dei nostri territori. All’estero abbiamo avuto decine e decine di caduti. Abbiamo giustamente assistito con perplessità al ritiro della comunità internazionale dall’Afghanistan, dove l’Italia con decine di vite si è sacrificata per stabilire condizioni di democrazia e di libertà che oggi sono minacciate nuovamente. Anch’io, come altri, mi unisco quindi al plauso alle Forze armate.

A proposito delle esigenze “civili” della sanità, ho detto nel dibattito generale – e ripeto in dichiarazione voto – che senza le Forze armate non avremmo avuto l’attuazione del piano vaccinale (Applausi); senza le Forze armate non avremmo avuto atti di pietà nei momenti estremi della pandemia. Ricordiamo le immagini di alcune città e la difficoltà delle amministrazioni locali di gestire i decessi: di questo parlo e tutti lo ricordiamo. Quindi le Forze armate ci sono per qualsiasi emergenza, che sia un’alluvione, un sisma, un’emergenza sanitaria. Dobbiamo quindi ricordarci dei diritti che questa legge sancisce.

Ho letto in queste ore delle note di alcune organizzazioni che sono nate, chiamiamole associazioni sindacali. Alcune si lamentano e vorrebbero una maggiore estensione dei diritti. Vedremo questa legge nell’applicazione; è un lavoro è un work in progress, come è stato ricordato anche in altri interventi. Come ha sottolineato la senatrice Pinotti, abbiamo lavorato in Commissione cercando di contemperare il diritto di svolgere delle attività sindacali con la necessità del funzionamento di un organismo, che non è un organismo qualunque. Quindi è stato faticoso e come tutti i compromessi lascia insoddisfazione tra coloro che vorrebbero una maggiore tutela dei diritti dell’attività sindacale e coloro che ritengono questa innovazione, che deriva da una sentenza della Corte, “pericolosa”.

Andranno ad esaurire la loro funzione i Cocer e, con i provvedimenti di attuazione, entreranno in funzione queste associazioni. Ma non sto qui a descrivere i contenuti del disegno di legge, verificheremo sul campo. Coloro che dovranno occuparsene verificheranno come andranno le cose. Ci saranno discussioni, ci sarà un confronto: è un’innovazione ed è una punta più avanzata rispetto ad altri Paesi. Infatti, chi fa il paragone con l’estero deve ammettere che questa è un’innovazione molto più avanzata rispetto alla situazione di altri Paesi.

Tuttavia, se sul campo dei diritti c’è un’innovazione che apre (e che alcuni vorrebbero ancora più inclusiva), dobbiamo ricordarci della specificità. Nel disegno di legge di bilancio, all’articolo 27, ci sono dei primi riconoscimenti, che riguardano i fondi che devono essere utilizzati. Si pone soprattutto una questione previdenziale per le Forze armate e il comparto sicurezza e difesa (perché non ci sono solo le Forze armate), che va risolta.

Abbiamo ricordato nell’intervento in discussione generale e voglio che resti agli atti con la dichiarazione voto che abbiamo presentato una proposta con la senatrice Pinotti e altri colleghi di tutti i Gruppi, Lega, Fratelli d’Italia, MoVimento 5 Stelle (credo che i firmatari siano molti). Dobbiamo discutere sulla previdenza, perché, essendo quelle del comparto sicurezza e difesa attività che non possono essere protratte oltre un certo limite di età, in quanto evidentemente logoranti e usuranti, come si dice oggi, questo potrebbe comportare, con i sistemi contributivi e le innovazioni previdenziali introdotte, una penalizzazione per coloro che oggi svolgono questa attività. Dobbiamo quindi agire e già il disegno di legge di bilancio apre questo capitolo. Dobbiamo rafforzarlo, colleghi, se possibile unitariamente, anche in sede di bilancio, perché le Forze armate non hanno bisogno di pacche sulle spalle, ma hanno bisogno di risorse e di interventi concreti per il personale. (Applausi).

Questo dobbiamo fare nel Parlamento, come facemmo come centrodestra sulla specificità. Ma la specificità è un titolo, al quale devono essere aggiunti i capitoli e i testi, che alla fine si traducono in risorse, cari colleghi. C’è poco da girare intorno alla questione.

Il disegno di legge in esame è stato frutto di bilanciamenti; anche la competenza del tribunale amministrativo regionale è stata motivo di grande discussione, così come l’eleggibilità e alcune funzioni (ringrazio, in proposito, il relatore per l’emendamento che è stato accolto), anche rispetto ad alcune compatibilità e ai ruoli di comando, che si svolgono in un certo contesto, quello militare, e devono quindi essere coniugati rispetto a un’azione sindacale. Il problema sarà poi sul territorio. In sede centrale sarà più facile il confronto tra i vertici militari e i vertici delle organizzazioni, ma poi c’è il territorio, che non può essere preda di mille confusioni.

Voglio aggiungere una riflessione a futura memoria. Noi abbiamo introdotto dei limiti alla rappresentatività. Qualcuno si arrabbia perché li voleva più bassi, ma guardate che le soglie esistono anche per il Parlamento, vero, presidente Calderoli? Tutte le leggi elettorali hanno una soglia di accesso. Se esiste la soglia per entrare nel Parlamento, che è la casa della democrazia e degli italiani, deve esserci anche per esercitare un’attività sindacale. Non è che se un’organizzazione ha cinque iscritti ha diritto di fare ciò che fa un’altra che ne ha 5.000. La discussione sulla rappresentatività nei sindacati è sempre complicata, perché nel Parlamento – piaccia o non piaccia – ogni tanto si vota e quindi si possono esaminare i conteggi, anche quelli talvolta contestati, ma poi accettati. Anzi, spero, signor Presidente, che l’Assemblea esamini alcuni contenziosi che pesano all’ordine del giorno (ma queste sono, non tanto interna corporisi, ma comunque vicende della democrazia.

Invito coloro che stanno costituendo le associazioni a evitare la frammentazione eccessiva, al di là delle soglie. Ognuno è libero di fondare partiti e di fondare sindacati, ma vediamo anche in politica quali problemi crei la frammentazione: non si raggiungono le soglie, ci si deve associare, bisogna fare la norma per dire che chi fa cartello ha diritto, anche se ha una rappresentatività sotto la soglia. Noi invece abbiamo bisogno di interlocutori autorevoli nel mondo della sicurezza e delle Forze armate. Il mio, quindi, è un appello: si eviti la frammentazione eccessiva. Poi sarà quello che vorranno: ognuno ha diritto di associarsi e questa legge lo garantisce, ma la dispersione rende difficile anche il dialogo con le forze politiche. Io a volte riscontro, soprattutto in questa fase di intermediazione tra la legge vecchia e quella nuova, che se si vuole convocare una riunione, tra i Cocer e le innumerevoli associazioni, ci si trova con 50 persone davanti. È giusto rispettarle tutte, ma consideriamo l’agibilità dei diritti del sindacato e della politica. Io mi auguro che si formino dei blocchi reali, veri, importanti e autorevoli. Ma questo sarà il frutto della libera decisione.

Questo disegno di legge è un punto di incontro e di accordo. È stato trattato con grande senso di responsabilità per riguardo alle Forze armate. Speriamo che funzioni, ma di una cosa siamo certi: che il nostro comparto di sicurezza e difesa, complessivamente inteso, e le nostre Forze armate funzioneranno sempre, come hanno dimostrato anche in questi giorni, al servizio della comunità nazionale. Questo dobbiamo ricordarlo sempre. (Applausi).

CANDURA (L-SP-PSd’Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CANDURA (L-SP-PSd’Az). Signor Presidente, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, molti interventi hanno già chiarito la premessa per la quale siamo qui oggi a discutere questo provvedimento: una sentenza della Corte costituzionale.

Noi amiamo la Costituzione, che è la fonte e il motivo per cui siamo qui, e rispettiamo la Corte costituzionale. Possiamo, da parlamentari, esprimere delle perplessità. La specificità del ruolo delle Forze armate, già sottolineato dal collega, senatore Gasparri, e da molti colleghi, è una specificità di oneri e onori, se mi posso permettere questa semplificazione. Gli oneri, quelli che noi, come Italia, chiediamo alle nostre Forze armate in termini di sacrifici; gli onori, che noi dobbiamo rendere e rendiamo costantemente per quello che stanno facendo, per quello che hanno fatto e per quello che faranno in futuro.

La nostra visione delle Forze armate, così come la visione del Paese, non può essere ancorata a delle questioni di principio, che tendono ideologicamente a piallare, a spianare, ogni categoria, ogni essere umano, ogni individuo con un medesimo criterio di taglio orizzontale. No, ci sono delle specificità. Nelle Forze armate una specificità molto chiara deriva anche dalla storia della pubblica amministrazione italiana.

Da quando, a partire dagli anni Novanta, si è parlato di riforma del pubblico impiego e, a partire dalle riforme Bassanini, si è superato il principio di organizzazione gerarchico nelle pubbliche amministrazioni per passare al principio di direzione, le Forze armate ne sono risultate giustamente escluse, continuando a essere sottoposte a un principio funzionale gerarchico. Questo perché, in sé, le Forze armate hanno delle funzioni che non sono paragonabili a quelle dei dipendenti degli enti locali. Lo dico con tutto il rispetto per il pubblico impiego, facendone parte anch’io.

Ad esempio, le Forze armate chiedono altro. Viene chiesto loro altro. Dobbiamo partire da questo presupposto nel valutare la sentenza della Corte costituzionale e le conseguenze di questa sentenza, che ci hanno portato qui a legiferare su questo argomento.

Il dato della specificità, il dato di quello che chiediamo loro, si deve accompagnare anche a delle misure, da parte nostra, di supporto. La Lega ha depositato, per esempio, un testo di legge, a firma mia e del senatore Augussori, in merito alla previdenza complementare. Questo riconoscimento di specificità, questo riconoscimento della delicatezza dei compiti delle Forze armate, non si può accompagnare a una assimilazione delle stesse a un qualunque corpo della pubblica amministrazione o, peggio ancora, a dei dipendenti privati. Non possiamo delegare, non possiamo rischiare la frammentazione, non possiamo rischiare il malfunzionamento di un corpo così importante.

Resta inteso che abbiamo la sentenza della Corte costituzionale. Quindi, anticipo, a beneficio del resoconto d’Aula, il voto di astensione del Gruppo Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d’Azione sul presente provvedimento. Questo per i motivi sopra esposti. Noi non siamo convinti, nel merito di questo provvedimento, che i limiti e la parte regolatoria attribuita dalla sentenza al Parlamento siano stati esercitati con sufficiente rigore. Questo è il primo punto.

Il secondo punto è nel principio, invitando a una riflessione sulle Forze armate e sui rischi che una sindacalizzazione possa comprometterne in prospettiva il funzionamento, soprattutto se è vero, come abbiamo sentito da alcuni interventi, che questa legge viene considerata un punto di partenza della sindacalizzazione e non una cristallizzazione della situazione.

Questo è ancora più pericoloso. Quindi, alcuni interventi di illustri colleghi mi confortano nella mia posizione e, anzi, mi fanno pensare che sia opportuna una acuta e attenta riflessione, anche da parte delle massime cariche dello Stato, sulla situazione generata dalla sentenza stessa. Ribadisco il voto di astensione del nostro Gruppo, signor Presidente, e ringrazio per l’attenzione. (Applausi).

DONNO (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONNO (M5S). Signor Presidente, oggi finalmente il Senato licenzia in via definitiva il nostro disegno di legge sui sindacati militari.

Per ben cinque legislature consecutive entrambi i rami del Parlamento hanno provato a riformare, senza riuscirvi, il vecchio regime della rappresentanza militare per superare il meccanismo della concertazione ed estendere a lavoratrici e lavoratori con le stellette il diritto sancito dalla nostra Costituzione di organizzarsi in sindacati.

Gli organismi di rappresentanza militare nati quarant’anni fa (Co.Ba.R., Co.I.R. e Co.Ce.R.) si sono progressivamente logorati e conformati alla logica della dipendenza gerarchica, diventando un meccanismo inefficace per far valere le ragioni del personale militare e, di fatto, acuendo le distanze tra il personale militare e chi lo doveva rappresentare.

La maggior parte delle forze politiche dell’arco parlamentare, fatta salva qualche eccezione, era contraria al riconoscimento dei diritti sindacali ai militari, fino a quando, però, è giunta a smuovere le coscienze la sentenza della Corte costituzionale del 13 giugno 2018, insieme a quella della Corte europea per i diritti dell’uomo.

Come noto, la Consulta ha dichiarato incostituzionale l’articolo 1.475, comma 2, del codice dell’ordinamento militare, che sanciva il divieto per i militari di costituire associazioni professionali a carattere sindacale. Solo grazie alla determinazione del MoVimento 5 Stelle, prima forza politica a presentare una proposta di legge in questa materia, si è riusciti a dare seguito a questo pronunciamento. Il 5 luglio 2018, per la prima volta nella storia repubblicana, il MoVimento 5 Stelle ha depositato un disegno di legge volto a superare il sistema della rappresentanza militare ed estendere ai militari il diritto di organizzarsi in sindacato.

Tra tante difficoltà e resistenze, è stato fatto ogni sforzo possibile per tenere in conto il pronunciamento della Corte costituzionale e i principi in essa contenuti, tra cui, su tutti, quello di uguaglianza. Sì, perché al netto del riconoscimento delle limitazioni legate alla peculiarità delle funzioni che le Forze armate svolgono sul piano della sicurezza nazionale e sulla tenuta anche democratica del nostro Paese, i dipendenti delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare sono esattamente come tutti gli altri cittadini italiani e, di conseguenza, devono essere riconosciuti titolari del diritto di organizzazione sindacale. (Applausi).

Cari colleghi, siamo quindi davanti a un momento storico, perché oggi abbattiamo il muro che separava i lavoratori in divisa dagli altri cittadini, dando corso a un processo di sviluppo democratico. Uniformiamo infatti i lavoratori in divisa ai valori della nostra Costituzione e garantiamo maggiore libertà e sicurezza a tutta la nostra società. Qualsiasi posto di lavoro è un luogo di organizzazione e difesa di diritti, ma anche un organismo di controllo. Garantire la sindacalizzazione dell’intero comparto consente ai lavoratori di difendersi da ingerenze e denunciare le storture fisiologiche di ogni grande organizzazione.

Le nostre Forze armate, per adempiere al ruolo che la Costituzione affida loro, hanno l’assoluta necessità di garantire seriamente la disciplina interna e la coesione lungo tutta la scala gerarchica, con un concetto di disciplina definito nell’ordinamento militare non più dalla vecchia formula che la intendeva in senso assoluto, ma come partecipazione consapevole agli ordini ricevuti.

Dunque, serve garantire equilibrio, che però viene a mancare se si risponde alle sollecitazioni solo di una parte. Per questo, è necessario accogliere le esigenze e i punti di vista di tutti e trovare una mediazione. Nella fase iniziale del lavoro istruttorio abbiamo presentato il nostro testo e, poi, dato seguito a un lungo e articolato ciclo di audizioni in Commissione sia al Senato, che alla Camera dei deputati.

Abbiamo preferito ascoltare diverse opinioni ed esaminato gli altri testi, prima di depositare un testo base. Abbiamo discusso con i vertici militari ed è chiaro che abbiamo tenuto conto di alcune loro esigenze, così come chiaramente abbiamo fatto con i consigli centrali di rappresentanza (cocer), con le associazioni sindacali e anche con quelle nazionali del mondo del lavoro. Dovendo definire per legge quelle che dovranno essere le regole di comportamento, è evidente che esse devono essere accettate da entrambe le parti in causa ed è corretto e giusto che sia così. Per questo ci siamo confrontati con tutte le parti in causa, ascoltandole e interpretando le loro ragioni.

Dopo il ritorno del testo, approvato il 22 luglio scorso alla Camera dei deputati, in Commissione difesa del Senato si è lavorato in un clima molto positivo e di questo ringrazio il relatore, senatore Vattuone, la presidente Pinotti, i colleghi e tutto il personale degli uffici, che hanno consentito talvolta di superare alcuni nodi, che precedentemente non erano stati sciolti in maniera adeguata, e di approvare le modifiche al testo, che oggi sono state ben illustrate dal relatore. Tengo a ricordare che in Commissione sono stati approvati due emendamenti a mia prima firma, che però considero paternità del MoVimento 5 Stelle, a tutela della parità di genere nelle Forze armate. Il primo riguarda il rafforzamento della partecipazione femminile, tra i principi ai quali devono essere improntate le associazioni sindacali militari. L’altro inserisce l’obbligo di rispettare la parità di genere nelle elezioni delle cariche sindacali. Per il MoVimento 5 Stelle la difesa della parità di genere è da sempre una priorità (Applausi), come abbiamo dimostrato anche con la nostra strenua lotta per l’approvazione del disegno di legge Zan. Intendiamo tutelare questo principio in ogni ambito sociale, a maggior ragione in ambiti più problematici, come quello delle Forze armate. Ci siamo impegnati tutti per costruire un testo che, attraverso delle regole, abbia come obiettivo quello di migliorare le condizioni di lavoro e di vita del personale militare e raggiungere la massima armonia e cooperazione a livello di interforze. Con il disegno di legge in esame siamo convinti che il Parlamento stia facendo quanto è nelle proprie possibilità, affinché i lavoratori militari godano di maggiori tutele e operino al meglio per garantire la sicurezza del Paese.

Signor Presidente, certi che tutte le libertà sindacali vadano conquistate sul campo e che non basti un intervento legislativo a garantirle in modo definitivo, abbiamo portato avanti un lavoro coerente e condiviso a livello parlamentare, pur senza mai rinnegare le nostre posizioni. Dal nostro punto di vista, questo disegno di legge rappresenta un primo importante passo sulla strada del riconoscimento dei diritti del personale militare e del valore della libertà sindacale. In ultimo, ma non per ultimo, voglio ringraziare tutto il personale operativo, tutto il personale civile, tutto il personale, gli uomini e le donne delle Forze armate e delle Forze dell’ordine (Applausi), tutte le persone impegnate nei teatri operativi e in tutti i luoghi in cui vengono chiamati ad operare il proprio servizio. Le voglio ringraziare, a nome mio e del MoVimento 5 Stelle. Fatto questo ringraziamento, doveroso ma di cuore, annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle al disegno di legge in esame.

(Applausi).

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo del disegno di legge n. 1893, nel suo complesso, nel testo emendato.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Risultano pertanto assorbiti i disegni di legge nn. 1542 e 1950.

Colleghi, nessuno degli altri provvedimenti posti all’ordine del giorno è ancora pronto per essere esaminato dall’Assemblea. Dopo un’interlocuzione diretta con il Presidente della 1a Commissione permanente, propongo pertanto di sospendere i lavori dell’Assemblea fino alle ore 16,30, sperando che tutto sia pronto.

Se non si fanno osservazioni, così rimane stabilito.

(La seduta è sospesa alle ore 11,55).

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